La recente inchiesta pubblicata la scorsa primavera dal nostro giornale per smascherare uno dei tanti reati compiuti dal boss di Ponticelli Francesco De Martino, può essere considerata il sequel dei fatti emersi nella recente ordinanza che ha portato all’arresto di 60 soggetti legati al clan De Micco-De Martino. Tra le tante cose, le indagini hanno concorso anche a ricostruire uno degli escamotage dei quali si è servito il leader dei cosiddetti “XX” per vedersi concedere gli arresti domiciliari, quando era detenuto in carcere nel 2021.
I tanti dialoghi intercettati dagli inquirenti tra i familiari e il boss recluso che disponeva di un telefono cellulare illegalmente detenuto, sottolineano l’ossessiva insistenza con la quale chiedeva ai parenti di recarsi da un medico che lavora presso il centro d’igiene mentale di via Walt Disney, nel rione Incis, uno dei fortini del clan De Martino, per rilasciare una certificazione medica sulla quale doveva riportare gli stessi disturbi che gli erano stati già diagnosticati in precedenza, sottolineando di fargli capire che “avrebbe ricevuto un regalo”, quale forma di ricompensa per lo scomodo onere del quale gli veniva richiesto di farsi carico.
Una certificazione necessaria per riconoscere quell‘infermità mentale che De Martino e uno dei suoi figli sono soliti ostentare procurandosi piccole ferite superficiali, a scopo autolesionistico, per conferire una prova tangibile ed eclatante dell’instabile condizione psichica di cui sono affetti. Proprio come avvenne a maggio del 2023, quando “Ciccio ‘o pazzo” ricevette la visita a sorpresa del giornalista Klaus Davi che si recò nel rione Fiat, fortino del clan De Martino, chiedendo di intervistarlo. Il boss si ritirò presso la sua abitazione, per poi raggiungere il giornalista poco dopo e recidersi un braccio, destando allarmismo e turbamento tra i presenti, costringendo Davi ad allontanarsi, non prima di aver prodotto una prova utile a confermare il suo status di soggetto affetto da disturbi psichici, consapevole che il giornalista stesse registrando.
Quando quella notizia conquistò i principali quotidiani nazionali, il boss già percepiva una pensione d’invalidità civile del 100%. Un beneficio che gli era stato riconosciuto in data 12 dicembre 2022: in seguito agli accertamenti effettuati il 14 novembre dello stesso anno, l’Inps lo aveva dichiarato invalido civile al 100% con totale e permanente inabilità lavorativa a partire dal 14 settembre dello stesso anno. “Disabilità rilevate : Omissis”, si legge nel verbale notificato a Francesco De Martino, annunciando una revisione a giugno del 2023 alla quale il boss di Ponticelli non si presentò.
Motivo per il quale, il 13 giugno del 2023, gli venne notificato un avviso che lo invitava a presentarsi presso la sede dell’Inps, entro 90 giorni dal ricevimento della comunicazione, presentando idonea motivazione della sua assenza. Un onere al quale il reggente del clan dei cosiddetti “XX” ha adempito puntando su una carta comoda: Vincenzo Sollazzo, il consigliere municipale gestore di un Caf al servizio del clan già per quanto riguarda la regolamentazione della condizione degli occupanti abusivi di alloggi popolari, subentrati ai legittimi assegnatari elargendo una somma di denaro all’organizzazione criminale.
Il 24 giugno del 2023, Ciccio ‘o pazzo torna a percepire la pensione di invalidità vedendosi riconoscere sordomuto, malgrado non si sia sottoposto ad alcuna visita medica. In sostanza, grazie all’infermità mentale gli era stata riconosciuta una pensione che si aggirava intorno ai 300 euro mensili, mentre il mendace status di sordomuto avrebbe concorso a far lievitare il sussidio fino a 700 euro.
Lo stesso Sollazzo, sperando così di conquistare consensi e proseliti tra i residenti in zona, rivendicherà platealmente la paternità di quell’operazione tanto clamorosa quanto surreale, asserendo di essere riuscito nell’impresa grazie al supporto di medici collusi che non si tirerebbero indietro, una volta ricevuto l’input del consigliere municipale.
Francesco De Martino, malgrado l’acclarato status di figura camorristica di primo ordine, si è visto quindi riconoscere invalido civile al 100%, costringendo lo Stato a provvedere al suo mantenimento corrispondendogli una pensione mensile di 700 euro al mese.
Classe 1969, padre di tre figli, attualmente detenuti, marito di Carmela Ricci, una mamma-camorra che non ha esitato a scendere in campo in prima persona quando necessario, inscenando un modello camorristico anche più efferato rispetto a quello interpretato da marito e figli. Il primogenito, Antonio “XX” De Martino, killer spietato che collezionando omicidi e gesta violente ha contribuito alla consacrazione del clan De Micco e per questo condannato all’ergastolo. Giuseppe, il secondogenito, scarcerato a febbraio del 2023 e tornato dietro le sbarre appena sei mesi dopo, nell’ambito dello stesso blitz che ha fatto scattare le manette anche per il figlio minore di “Ciccio ‘o pazzo”, Salvatore. Quello stesso figlio costretto ad ereditare la reggenza del clan di famiglia quando era ancora minorenne, mentre gli altri uomini di casa si trovavano in carcere. Un boss cinico e spietato, lucido e calcolatore, capace di ordire ed architettare piani e strategie.
I plurimi dialoghi intercettati in cui si menziona Sollazzo come il soggetto dedito alla sistemazione dei documenti dei soggetti che acquistano una casa popolare dal clan, lasciano poco spazio ai dubbi circa i rapporti che intercorrono tra il consigliere e le figure apicali della criminalità operanti sul territorio. Anzi, consentono di scorgere gli scenari investigativi destinati a far scattare le manette per altri soggetti, non appena giungeranno al termine le indagini volte a far luce su quel sistema più che ben consolidato e che ha garantito ingenti profitti al clan e seguita tuttora a rappresentare uno dei business illeciti più diffusi e redditizi. Analogamente trapela la funzione espletata dal Caf di Sollazzo, dedito a garantire una serie di servizi alla camorra. Non si tratterebbe di un caso isolato. Molteplici i Caf presenti nel quartiere ugualmente dediti a compiere illeciti e raggiri ai danni dello Stato, non solo per quanto concerne le pratiche pensionistiche fittizie, ma anche l’ex reddito di cittadinanza e altre situazioni in cui emerge la presenza di un vero e proprio sistema ben strutturato e consolidato che garantisce ingenti guadagni anche e soprattutto alla camorra.