Malgrado le gesta del boss Francesco De Martino, detto “Ciccio ‘o pazzo”, classe 1969, fondatore e attuale reggente dell’omonimo clan insediato nel rione fiat di Ponticelli, siano finite sui giornali di tutta Italia, conferendo all’intera nazione ampie rassicurazioni circa il suo stato di salute, il boss percepisce una pensione di invalidità pari a 700 euro mensili.
Nel maggio del 2023, “infastidito” dalla presenza del giornalista Klaus Davi che si recò nel rione Fiat per svolgere un’inchiesta, Ciccio ‘o pazzo inscenò un atto autolesionistico recidendosi un braccio con una lametta. Guardando quella scena, nessuno immaginerebbe che si tratta di un soggetto sordomuto. Eppure, la pensione del 100% di invalidità gli è stata riconosciuta proprio per questo motivo.
Un beneficio riconosciuto al boss in data 12 dicembre 2022, in seguito agli accertamenti effettuati il 14 novembre dello stesso anno, l’Inps lo ha dichiarato invalido civile al 100% con totale e permanente inabilità lavorativa a partire dal 14 settembre dello stesso anno. “Disabilità rilevate : Omissis”, si legge nel verbale notificato a Francesco De Martino, annunciando una revisione a giugno del 2023 alla quale il boss di Ponticelli non si presenta.
Motivo per il quale, il 13 giugno del 2023, gli viene notificato un avviso che lo invita a presentarsi presso la sede dell’Inps, entro 90 giorni dal ricevimento della comunicazione, presentando idonea motivazione della sua assenza. Un onere al quale il reggente del clan dei cosiddetti “XX” ha adempito puntando su una carta comoda: Vincenzo Sollazzo, il consigliere municipale gestore di un Caf al servizio del clan già per quanto riguarda il cambio delle residenze degli alloggi popolari occupati abusivamente.
Il 24 giugno del 2023, “come per magia” Ciccio ‘o pazzo torna a percepire la pensione di invalidità vedendosi riconoscere sordomuto, malgrado non si sia sottoposto ad alcuna visita medica.
Lo stesso Sollazzo, sperando così di conquistare consensi e proseliti tra i residenti in zona, rivendicherà platealmente la paternità di quell’operazione tanto clamorosa quanto surreale.
Francesco De Martino, malgrado l’acclarato status di figura camorristica di primo ordine, si vede riconoscere invalido civile e costringe lo Stato a provvedere al suo mantenimento corrispondendogli una pensione mensile di 700 euro al mese.
Classe 1969, padre di tre figli, attualmente detenuti, marito di Carmela Ricci, una mamma-camorra che non ha esitato a scendere in campo in prima persona quando necessario, inscenando un modello camorristico anche più efferato rispetto a quello interpretato da marito e figli. Il primogenito, Antonio “XX” De Martino, killer spietato che collezionando omicidi e gesta violente ha contribuito alla consacrazione del clan De Micco e per questo condannato all’ergastolo. Giuseppe, il secondogenito, scarcerato a febbraio del 2023 e tornato dietro le sbarre appena sei mesi dopo, nell’ambito dello stesso blitz che ha fatto scattare le manette anche per il figlio minore di “Ciccio ‘o pazzo”, Salvatore. Quello stesso figlio costretto ad ereditare la reggenza del clan di famiglia quando era ancora minorenne, quando gli altri uomini di casa si trovavano in carcere.
Quanto a Francesco De Martino, il capostipite, nonché attuale reggente del clan, anche il più disattento dei dipendenti pubblici, effettuando una rapida ricerca su Google, doverosa, se vogliamo, trattandosi di un pregiudicato, nonché di una figura camorristica di primo ordine, avrebbe avuto modo di appurare che si tratta di un soggetto che gode di ottima salute, in virtù delle plurime ed efferate azioni criminali avvenute in un passato recente e riportate sui quotidiani locali e nazionali.
Una figura di spicco della camorra ponticellese che dopo aver ingaggiato un’iniziale conflitto con i De Micco – in seguito alla faida scaturita dalla dissoluzione del clan Sarno tra i clan intenzionati a colmare quel corposo vuoto di potere – dopo l’omicidio di suo nipote Massimo Imbimbo, entrò in affari con questi ultimi.
Un’alleanza che ha concorso a consacrare l’egemonia dei De Micco, una conquista scaturita soprattutto dagli omicidi compiuti da Antonio De Martino, primogenito di Ciccio ‘o pazzo, soprannominato “XX”: un soprannome voluto per incutere timore e rimarcare il suo status di killer spietato e pericoloso, a tal punto da imporre alla gente comune di evitare di pronunciare il suo nome a voce alta, costringendola a fare riferimento a lui menzionando quella sigla.
Numerosi episodi che si sono avvicendati anche negli ultimi mesi comprovano la caratura camorristica di Ciccio ‘o pazzo, non ultimo l’agguato in cui venne gambizzato, mentre si trovava in permesso premio a Ponticelli, nell’estate del 2018, nel bel mezzo della faida tra il suo clan e l’alleanza costituita dalle vecchie “famiglie d’onore” dell’ala orientale di Napoli, capeggiate dai De Luca Bossa del Lotto O.
Dichiarato “un pentito interno” da Michele Minichini, figura di spicco del cartello costituito dai clan alleati di Napoli est che ignaro di essere intercettato, durante un colloquio in carcere racconta che nel corso di un’udienza, l’avvocato di Francesco De Martino avrebbe affermato quanto segue: “teniamo presente che il mio assistito è 58 ter e per questo aveva i permessi premio dal carcere di Secondigliano.”
Il 58 ter prevede che i limiti di pena non vengano applicati a coloro che, anche dopo la condanna, si sono adoperati per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori ovvero hanno aiutato concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella raccolta di elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l’individuazione o la cattura degli autori dei reati.
Si tratta dunque di una collaborazione a tutti gli effetti, seppure in forma libera. In particolare, sono stati valorizzati ai fini del riconoscimento delle utilità di cui alla normativa premiale, elementi quali la confessione, l’attivazione per l’eliminazione conseguenze delittuose del reato, la leale collaborazione nella ricostruzione dei fatti, e simili.
Ciononostante, una volta tornato a piede libero, nell’estate del 2022, a Ponticelli è andata in scena una sanguinaria faida di camorra, segnata da bombe e spari, scaturiti anche dalle direttive di Ciccio ‘o pazzo: un boss di camorra riconosciuto invalido civile al 100% dallo stato italiano e che malgrado lo status di “presunto” sordomuto continua ad impartire direttive esplicite ai suoi gregari e a seminare la strategia del terrore tra le strade di Ponticelli.