Quattro omicidi, un tentato omicidio, quattro blitz significativi, numerosi altri arresti e interventi delle forze dell’ordine, una raffica di ‘stese’ e raid intimidatori. In aumento le estorsioni e i reati predatori: questo il bilancio dei principali fatti di cronaca avvenuti a Ponticelli nel 2023.
Un anno che sul versante camorristico è iniziato sulle macerie del terremoto scaturito dal blitz che il 28 novembre del 2022 ha portato all’arresto di 63 persone: un’operazione che ha decapitato i clan alleati di Napoli est, il cartello costituito dai Minichini-De Luca Bossa-Casella-Schisa-Aprea-Rinaldi che riceve il colpo di grazia proprio nei primi giorni del 2023 quando vengono arrestati i reduci dell’organizzazione.
A febbraio, il video girato da un abitante del rione Conocal di Ponticelli accende un riflettore su una realtà che per diverso tempo era rimasta in sordina, consegnando all’opinione pubblica il primo di una serie di filmati che susciteranno forte indignazione. Il video ritrae la rapina violenta compiuta da una banda di ragazzi del rione che costringono un automobilista a consegnare l’automobile. Febbraio è anche il mese in cui maturano una serie di scarcerazioni eccellenti che hanno concorso a consolidare il clan De Micco-De Martino, la cui ascesa è stata anche favorita dal blitz che ha stroncato le velleità dei rivali. Prima Fabio Riccardi, poi Giuseppe De Martino fanno ritorno a Ponticelli. I “Bodo-XX”, tuttavia, mireranno a consolidare il controllo del territorio inscenando una serie di delitti eccellenti, il primo dei quali viene compiuto a febbraio. Nel mirino dei killer che entrano in azione in pieno giorno in viale Margherita finisce il 34enne Federico Vanacore, freddato dai sicari mentre era a bordo della sua auto in compagnia del cugino – figlio di un fedelissimo dei De Micco – che riesce a scappare. Un omicidio voluto per sedare l’irriverenza del giovane che non intendeva sottostare alle disposizioni del clan: una punizione estrema, voluta anche per indirizzare un monito esplicito a chiunque intendesse emulare le gesta di Vanacore.
Nello stesso periodo, l’ennesimo blitz ricostruisce i rapporti d’affari tra i Mazzarella e i Nocerino, una famiglia “ibrida”, su un fronte legata ai De Micco e sull’altra imparentata ai D’Amico. In manette, oltre ad Alessandro Nocerino, finiscono Pasquale Nocerino, padre di “brodino”, temuto ras dei “bodo” e Pasquale Nocerino detto ‘o professore, confluito insieme al nipote Matteo e gli amici nel Conocal, alla corte dei “fraulella”, complice il legame sentimentale nato proprio tra il nipote e una delle figlie del boss Antonio D’Amico.
Il mese di marzo inizia nel segno di un omicidio eccellente, quello di Pasquale Manna, figura di spicco del clan Veneruso di Volla. I sicari sono entrati in azione mentre Manna era in auto nei pressi di un distributore di carburanti nel comune napoletano di Volla, al confine con il quartiere Ponticelli e sarebbe morto poco distante dal luogo in cui si è svolto l’agguato perchè avrebbe tentato la fuga, ma la gravità delle ferite riportate non gli avrebbero lasciato scampo e sarebbe quindi deceduto nella zona in cui è stato rinvenuto cadavere dai carabinieri che indagano sull’accaduto. Il corpo del 58enne era poco distante dall’auto, a riprova del fatto che abbia disperatamente tentato di fuggire, fino alla stregua delle forze. La pista più accreditata è quella che conduce all’epurazione interna: un omicidio riconducibile alle dinamiche camorristiche vollesi e sconfinato a Ponticelli.
Nello stesso mese viene arrestato a casa della nonna, nel rione De Gasperi di Ponticelli, Francesco Pio Valda: il giovane accusato di aver ucciso il 18enne pizzaiolo di Pianura Francesco Pio Maimone nella zona degli chalet di Mergellina. Valda ha estratto la pistola e ha sparato diversi colpi ad altezza d’uomo dopo aver ricevuto un pestone che gli aveva sporcato la scarpa griffata. Un colpo ha raggiunto il 18enne estraneo ai fatti, mentre era seduto al tavolino di uno chalet in compagnia degli amici. Un omicidio che ha sconvolto l’intera città e che porterà nei mesi successivi all’arresto di altri giovani legati al clan Aprea di Barra.
Ad aprile, si torna a sparare tra le strade del quartiere: ad avere la peggio, Bruno “Tatabill” Solla, luogotenente dei De Luca Bossa che così perdono anche uno dei pochi reduci del clan rimasti a piede libero.
Contestualmente, un altro video sconvolge l’opinione pubblica: la tentata rapina al distributore di benzina di San Giovanni a Teduccio che riduce in fin di vita un giovane ingegnere. Le telecamere riprendono l’intera sequenza: mentre la vittima è intenta a fare rifornimento di carburante, viene affiancato da uno scooter con due giovani a bordo. Il passeggero scende e gli intima di consegnargli il mezzo minacciandolo con una pistola. L’ingegnere difende lo scooter con fermezza, malgrado sia ripetutamente strattonato. Quando si rende conto di non poter ottenere il bottino, il rapinatore sale sul mezzo guidato dal complice e prima di dileguarsi punta l’arma verso la vittima, sparando due colpi agli arti inferiori, uno dei quali mette seriamente a repentaglio la sua vita. Pochi mesi dopo, le indagini della Squadra Mobile di Napoli, riveleranno che l’autore di quella tentata rapina sfociata in un tentato omicidio è un minorenne, membro della banda di rapinatori radicata proprio nel Conocal di Ponticelli, un rione sul quale proprio tra aprile e maggio si riaccendono i riflettori.
In seguito alla pubblicazione di alcune foto sui social network che ritraggono Vincenzo Costanzo, nipote acquisito del boss Antonio D’Amico e ras del Conocal, insieme ai rampolli del clan De Micco, nel quartier generale dei “fraulella” cala un clima inquietante, imbruttito dalle continue vessazioni che i residenti in zona estranei alle dinamiche camorristiche sono costretti a subire da parte del ras del rione e dalla congrega di giovani che lo affiancano. Di giorno in giorno, si fanno sempre più insistenti i rumors che annunciano l’imminente omicidio di Costanzo. Un presagio che trova riscontro nella realtà la notte del 5 maggio: mentre la città è in festa per la vittoria del terzo tricolore azzurro, Costanzo viene raggiunto dai sicari mentre si trova in piazza Volturno a Napoli, in compagnia della fidanzata e di due amici che presumibilmente fungevano da guardaspalle. Il 26enne muore poco dopo l’arrivo in ospedale. I parenti giunti sul posto vandalizzano la struttura.
Un omicidio che si consuma lontano dalle strade di Ponticelli, nel cuore del quartiere Vasto, nella zona controllata da una figura di spicco della zona con il quale Costanzo era entrato in contrasto poco prima di essere assassinato. Uno scenario che infittisce le ombre e i misteri in merito alle circostanze in cui è maturato l’omicidio del giovane ras e che inevitabilmente impone la fine di un’era camorristica nel rione Conocal, fortino del clan D’Amico.
La sera successiva all’omicidio di Costanzo, un commando torna sul luogo del delitto per compiere “una stesa”, intercettati da una volante della polizia che ingaggia un inseguimento con uno scooter. A bordo due giovani che vengono bloccati e arrestati. Sono Gaetano Maranzino, giovane promessa del calcio, cugino di Costanzo e Matteo Nocerino, marito di una delle figlie del boss Antonio D’Amico e in quanto tale, cugino acquisito del 26enne ucciso la sera prima. Entrambi finiscono dietro le sbarre. Un altro duro colpo per il clan che prova a rialzare la testa, dando il via a una stagione particolarmente concitata. Al contempo, nel rione Fiat, roccaforte del clan De Martino, Ciccio ‘o pazzo, alias Francesco De Martino, inscena un plateale atto autolesionista davanti agli occhi del giornalista Klaus Davi, giunto nel rione per cercare di intervistarlo. Un video che conquista la ribalta nazionale e che per qualche ora distoglie l’attenzione dal clima di crescente tensione che si registra nel Conocal. Pochi giorni dopo, l’attenzione si sposta ancora sul clan De Micco: l’arresto eccellente di Antonio Nocerino, giovane e temutissimo ras del clan accusato di aver reso la vita impossibile al proprietario di un distributore di carburanti di Ponticelli.
Come anticipato, però, l’estate targata 2023 è stata segnata principalmente da “stese” e fibrillazioni che hanno visto il fortino dei D’Amico al centro della scena. Alla fine di giugno, a poche ore di distanza dall’ennesima “stesa” nel Conocal, un giovane legato ai De Micco viene gambizzato in piazza Mercato a Napoli.
In questo clima, la sera del 9 luglio, viene raggiunto da una pioggia di spari il ras dei De Micco Ciro Naturale. Seppure gravemente ferito, ‘o mellone lotta tra la vita e la morte per diversi giorni per poi tornare a casa dopo un mese di degenza ospedaliera. Un agguato che verosimilmente sancisce la rottura dell’alleanza tra i De Micco e i De Martino. Fin dai primi istanti, infatti, aleggia il forte sospetto che sull’agguato che ha quasi ucciso il ras dei De Micco ci sia la firma dei De Martino, tutt’altro che intenzionati a sottostare ancora alle direttive del reggente del clan De Micco. La rottura degli accordi che sarebbe scaturita da dissidi di carattere economico e non solo. Le ruggini e le incomprensioni tra ‘o mellone e la famiglia De Martino vengono ampiamente annunciate e narrate dai collaboratori di giustizia. Si chiude così un’era camorristica e i due clan, seppure in rotta di collisione evitano di farsi la guerra, pur continuando a presidiare lo stesso territorio.
Dopo una breve ed eclatante parentesi, i riflettori si spostano nuovamente sul rione Conocal, complice l’arresto di un latitante: Pasquale Nocerino detto ‘o professore, fuggito dalla località dove era detenuto ai domiciliari aveva trovato rifugio e protezione nel fortino della famiglia acquisita, per effetto del matrimonio tra il nipote Matteo e una delle figlie del boss Antonio D’Amico. Una volante sorprese Nocerino in strada, i residenti in zona cercarono di ostruire l’arresto. Nello stesso periodo storico, il fortino dei D’Amico subisce le pressioni dei rivali: il ras Giuseppe “XX” De Martino marca il territorio, pubblicando sui social dei video che lo ritraggono mentre percorre in auto, in compagnia dei suoi fedelissimi, le strade-simbolo di Ponticelli, non mancando di recarsi anche nel Conocal.
Il blitz che ad agosto traduce in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso i fratelli De Martino e altre figure di spicco del clan, introduce nuovi scenari camorristici. Alla cattura sfuggirà solo Umberto Dello Iacolo, cognato di “brodino” che verrà arrestato un mese dopo, nei pressi di un circolo ricreativo in via Scarpetta, quartier generale del clan “XX”.
La tensione nel Conocal è sempre alle stelle, complice l’esplosione di un ordigno piazzato sotto casa del defunto Vincenzo Costanzo, seguito da una serie di stories pubblicate dal padre che sembra indirizzare minacce mirate ed esplicite ai responsabili del raid. In questo clima maturano una serie di “stese” in via al chiaro di luna, la strada del rione Conocal in cui vivono le figure di spicco della famiglia D’Amico. Tre raid a distanza ravvicinata tra settembre e ottobre, tra i quali si incastona l’arresto del ras Ciro Naturale, nonchè di suo figlio Giovanni e del cognato Carmine Verdemare. I tre, ignari di essere intercettati, durante un colloquio in auto pianificavano il piano finalizzato a riscuotere un debito di diverse migliaia di euro maturato da un pusher residente proprio nella zona dove ‘o mellone fu raggiunto dai sicari.
Passano pochi giorni e il Conocal conquista di forza nuovamente l’attenzione dell’intera nazione, complice l’ennesimo video postato sui social che vede un gruppo di bambini, capeggiati dal nipote di Vincenzo Costanzo, rendere omaggio proprio al ras ucciso depositando una grossa cornice all’interno dell’edicola votiva abusiva che da vent’anni troneggiava in via al chiaro di luna e che custodiva diverse foto di affiliati e parenti uccisi in agguati di camorra. Poche settimane dopo quella denuncia pubblica partita dalle pagine del nostro giornale, giunge la replica dello Stato: nell’ambito di un’operazione interforze che vede impegnate oltre 300 unità delle forze dell’ordine che cinturano l’intero rione, l’edicola votiva viene smantellata e vengono effettuati controlli e perquisizioni a tappeto. Una giornata storica per il quartiere, non solo perché viene distrutto un simbolo del potere camorristico, ma anche perchè all’alba dello stesso giorno un blitz fa scattare le manette 31 persone: è la stangata definitiva che infligge l’ennesimo duro colpo all’alleanza costituita dai vecchi clan dell’ala orientale di Napoli. Un’operazione che rappresenta il sequel del blitz che a novembre dello scorso anno ha dato il via alla fase di smantellamento dell’organizzazione. Ciononostante, non si placano gli spari: in seguito a una serie di incursioni armate nel fortino dei D’Amico, un giovane legato ai Casella viene gambizzato in via Luigi Franciosa, zona sotto il controllo del clan fondato da “Paglialone”. Un botta e risposta che ufficializza le ostilità tra i due clan. In questo clima trapelano una serie di alleanze strategiche tra i “fraulella” e altri clan attivi sul territorio: i ras del rione De Gasperi e ila succursale dei De Luca Bossa a Caravita, frazione del comune di Cercola. Questi ultimi, in pochi mesi, hanno cercato di imporsi a suon di estorsioni ai danni degli esercenti dei comuni del Vesuviano, proprio come era accaduto nel 2018: motivo per il quale, alla fine di novembre, un blitz porta all’arresto delle figure apicali dell’organizzazione radicata nella frazione del comune al confine con Ponticelli.
Un anno che si chiude nel segno di una serie di episodi violenti: l’aggressione subita dall’inviato di “Striscia la Notizia” Vittorio Brumotti mentre era intento a documentare l’attività di spacco nel cosiddetto “parco di Topolino” e che per questo ha rischiato di essere linciato, ma anche le estorsioni a tappeto, le rapine e i furti negli appartamenti che si sono intensificati proprio a ridosso delle festività natalizie e che hanno continuato a tenere banco anche nella settimana che separa Natale e Capodanno.
Sul fronte giudiziario sono particolarmente attesi gli esiti di diversi processi, in particolare quello che vede alla sbarra il boss Marco De Micco e gli altri affiliati all’omonimo clan accusati dell’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio.