La fragile tregua tra Israele e Hamas, in vigore dal 10 ottobre, è stata interrotta il 19 ottobre a seguito di un attacco contro truppe israeliane a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Israele ha risposto con pesanti raid aerei che hanno causato la morte di almeno 45 palestinesi, tra cui donne e bambini.
Israele ha accusato Hamas di aver violato il cessate il fuoco, sostenendo che l’attacco a Rafah fosse stato un’azione mirata contro le proprie forze impegnate nel disarmo delle infrastrutture militanti. In risposta, Hamas ha negato ogni responsabilità, affermando di non essere a conoscenza dell’attacco e denunciando 97 morti e 230 feriti tra i palestinesi dall’inizio della tregua, attribuendo la colpa a 80 violazioni israeliane dell’accordo.
Nonostante l’escalation, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che il cessate il fuoco è ancora in vigore. Gli Stati Uniti, con l’inviato speciale Steve Witkoff e Jared Kushner, hanno inviato emissari in Israele per sostenere gli sforzi di stabilizzazione. Contemporaneamente, Israele ha riaperto il valico di Kerem Shalom per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari, sebbene le consegne siano state precedentemente interrotte a causa delle violazioni del cessate il fuoco.
La ripresa dei bombardamenti ha aggravato ulteriormente la già critica situazione umanitaria a Gaza, dove oltre 68.000 palestinesi sono stati uccisi dal 2023. Le infrastrutture sono gravemente danneggiate, e la popolazione civile vive in condizioni di estrema difficoltà, con accesso limitato a cibo, acqua e assistenza sanitaria.
Mentre i negoziati continuano, le prospettive di una pace duratura rimangono incerte. Le violazioni reciproche del cessate il fuoco e la continua escalation militare sollevano dubbi sulla capacità delle parti di rispettare gli impegni presi. La comunità internazionale continua a fare pressioni per una de-escalation e una soluzione politica sostenibile al conflitto.