I clan alleati di Napoli est stavano organizzando la controffensiva e puntavano a lanciare il guanto di sfida ai De Micco.
Seppure già fortemente rimaneggiati dagli arresti che a novembre dello scorso anno hanno inflitto un duro colpo al cartello camorristico costituito dai vecchi clan dell’ala orientale di Napoli, facilitando l’ascesa dei De Micco, di recente i reduci della cosca erano intenzionati a tentare il tutto per tutto e nei mesi scorsi hanno annunciato apertamente l’intenzione di lanciare il guanto di sfida ai leader di Ponticelli.
Dopo mesi trascorsi in sordina, non potendo fare altro che sottostare all’egemonia dei De Micco, ancor più all’indomani dell’omicidio di Bruno “Tatabill” Solla, gregario dei De Luca Bossa assassinato lo scorso aprile, i reduci del clan stavano provando a risalire la china. Una velleità annunciata alla nostra redazione proprio dal soggetto che mirava a vestire gli impegnativi abiti del boss, una volta tornato in libertà: il 50enne Ciro Cotugno alias ‘lacrimella’, soprannome che gli deriva dalla lacrima tatuata sotto l’occhio destro, nel corso dell’estate ha contattato la nostra redazione in più circostanze chiedendo di diffondere una notizia ben precisa.
“Io sono un uomo d’onore. Voglio solo dire che ho quasi finito (di scontare gli arresti domiciliari, ndr) e voglio far sapere a tutti che vado a Ponticelli, perchè lo devono sapere tutti. Voglio che devono saperlo tutti. Bodo, XX.” Parlava così Cotugno, mentre era detenuto ai domiciliari fuori regione e alla domanda: “hai intenzione di sfidare i Bodo-XX?” ha risposto con un secco “sì”. Cotugno ha preso le distanze dai De Micco-De Martino, in maniera puntualmente ferma e decisa, in più circostanze, quasi voler zittire quella leggenda metropolitana che circola con insistenza nei rioni in odore di camorra del quartiere, secondo la quale in passato avrebbe manifestato fedeltà e servilismo alla cosca fondata da Marco De Micco tatuandosi il nomignolo distintivo del clan: “Bodo”.
Una brama di rivalsa sbandierata soprattutto sui social. Cotugno ha pubblicato diversi video dai contenuti espliciti che risuonavano a tutti gli effetti come dei messaggi indirizzati ai rivali, unitamente alle clip in cui le sue fotografie si alternano a quelle di Giuseppe Righetto, fratellastro dei Casella e figura di spicco dell’omonimo clan. “Lacrimella” in più circostanze ha definito Righetto “un fratello” annunciando una sorta di passaggio del testimone che di lì a poco avrebbe riportato alla ribalta la cosca che ha dominato la scena camorristica ponticellese dal 2018 al 2020, seppure servendosi di sfondi romantici, contornati da cuoricini e di un adattamento grafico più confacente a una teenager, conferendo così un tono grottesco al messaggio.
A galvanizzare le intenzioni dell’aspirante boss ha concorso anche una motivazione di carattere personale: Cotugno bramava di vendicarsi dei rivali dal 19 marzo del 2021, il giorno in cui fu vittima di un agguato in cui rimase ferito al torace, mentre era affacciato al balcone della sua abitazione in via Luigi Crisconio a Ponticelli, dove era detenuto ai domiciliari. Un agguato che destò scalpore perchè maturò a 12 ore di distanza dall’esplosione dell’ordigno che si verificò proprio lungo quella stessa strada. Una sequenza di episodi a distanza ravvicinata che appare “un botta e risposta” tra clan in guerra.
Cotugno ai domiciliari ci era finito perchè nel 2019 fu trovato in possesso di oltre un chilo di hashish. In quella circostanza fu arrestato insieme a Carmela Ricci, suocera del boss Antonio D’Amico e figura di primo ordine del clan operante nel Rione Conocal di Ponticelli.
In quest’ottica, l‘annunciata volontà di Cotugno di tornare a Ponticelli per attaccare i De Micco in un momento storico in cui soprattutto nel fortino dei D’Amico si registrano le fibrillazioni più evidenti, ha lasciato intravedere l’ipotesi che ‘lacrimella’ mirasse a capeggiare un cartello in cui confluivano tutti i clan dissidenti ed ostili alla cosca egemone.
Una scelta dettata dalle necessità e dalla situazione d’emergenza in cui militano i clan alleati di Napoli est, quella di puntare su Cotugno per giocarsi l’ultima carta, questo appare evidente analizzando il suo curriculum criminale. Per quanto si tratti di un soggetto notoriamente addentrato da tempo nelle dinamiche malavitose del quartiere e prettamente dedito al business della droga, Cotugno non ha mai ricoperto un ruolo di primo ordine. Un dato oggettivo che emerge anche dai fatti ricostruiti di recente dagli inquirenti e che lo scorso 3 ottobre hanno inflitto l’ennesimo duro colpo al cartello dei clan confederati di Napoli est. Tra i soggetti destinatari del provvedimento figura anche lui, “lacrimella”, che ha visto così sfumare i suoi piani e ha dovuto nuovamente dire addio allo status di uomo libero dopo appena 10 giorni. Il ras era tornato a Ponticelli lo scorso 23 settembre, usufruendo di un permesso premio.
Negli anni d’oro del clan al quale era affiliato, Cotugno ha ricoperto un ruolo scomodo, mal recepito dagli affiliati a capo delle piazze di droga. Oltre ad approvvigionare le piazze di droga rifornendole di stupefacenti era anche incaricato di riscuotere le quote estorsive prelevate dai gestori delle piazze controllate dal clan. In quest’ottica, il piano al quale stava lavorando di recente avrebbe rappresentato una sorta di consacrazione, consentendogli soprattutto di scalare posizioni all’interno dell’organizzazione e di riaffacciarsi sul quartiere ricoprendo un ruolo di spessore. Un progetto stroncato sul nascere dall’ennesimo blitz, giunto in un momento cruciale, proprio perchè ha stroncato sul nascere la possibile controffensiva della cosca rifondata sotto le ipotetiche direttive di Cotugno.