Notizie tutt’altro che rassicurante giungono dal fronte emergenza coronavirus.
Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico del programma per le emergenze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha reso noto che un crescente numero di persone giovani o comunque sotto i 60 anni si sta ammalando gravemente o sta morendo a causa del coronavirus.
L’Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, potrebbe rivedere le sue raccomandazioni sull’uso delle mascherine alla luce dei risultati di un nuovo studio dell’MIT, secondo cui le goccioline emesse con un colpo di tosse o uno starnuto possono ‘viaggiare’ nell’aria per distanze ben più ampie di quanto si pensi: lo ha detto alla Bbc l’infettivologo David Heymann, presidente di un gruppo di consulenti dell’Oms che valuterà se – per rallentare la diffusione del virus – è necessario che un maggior numero di persone indossino le mascherine.
Attualmente l’Oms raccomanda una distanza minima di almeno un metro da una persona che tossisce o starnutisce e sottolinea che i malati o le persone che mostrano i sintomi della malattia dovrebbero indossare le mascherine. Il nuovo studio indica che le goccioline emesse con un colpo di tosse o uno starnuto possono raggiungere rispettivamente fino a sei e otto metri di distanza. Tuttavia precisa che le microparticelle più piccole possono ‘viaggiare’ nell’aria anche per distanze ben più lunghe. Se questi dati verranno confermati, ha commentato Heymann, “è possibile che indossare una mascherina sia altrettanto efficace o più efficace della distanza” interpersonale.
“Al momento molti articoli sono pubblicati sui metodi di trasmissione asintomatica del virus. Sembra che a Singapore, abbiano concluso che circa il 6% delle infezioni derivi da persone asintomatiche. Non lo contesto, ma è chiaro che d’altra parte, il 94% delle infezioni arrivino da persone con sintomi. Pertanto bisogna guardare su quello che è il motore di questa epidemia. Esiste sempre la possibilità di trasmissione del virus da persone che non hanno sintomi, c’è sempre la possibilità di trasmettere il virus attraverso l’aria. Ma in questo caso, crediamo ancora che il motore pandemico siano gli starnuti e la tosse o le superfici contaminate“, ha detto l’esperto dell’Oms Michael Ryan che ha anche chiarito che il gruppo di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sta attualmente studiando tutti i materiali possibili per valutare l’efficacia dell’uso delle mascherine protettive da parte delle persone sane. Tuttavia la priorità rimane la fornitura di maschere chirurgiche e speciali per medici e infermieri che sono attualmente in prima linea nella lotta contro COVID-19.
“Se i Paesi si affrettano a revocare rapidamente le restrizioni, il coronavirus potrebbe ripresentarsi e l’impatto economico potrebbe essere più grave e prolungato“. Lo evidenzia il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso della conferenza stampa di oggi a Ginevra sull’emergenza coronavirus. “Le restrizioni che molti Paesi hanno messo in atto per proteggere la salute stanno mettendo a dura prova le entrate di individui e famiglie, nonché le economie di comunità e nazioni. Siamo in una lotta condivisa per proteggere vite e mezzi di sostentamento”.
“Più di un milione di casi confermati di Covid sono stati ora segnalati all’Oms, inclusi oltre 50.000 decessi. Ma sappiamo che questo è molto più di una crisi sanitaria. Siamo tutti consapevoli delle profonde conseguenze sociali ed economiche della pandemia”, aggiunge.
Nell’emergenza Covid si registra “un aumento della violenza domestica” a causa della permanenza in casa “donne e bambini sono più esposti alla violenza”, chiedendo ai governi di includere tra le misure “un servizio” ad hoc contro violenza domestica.
“Non possiamo passare dal lockdown all’apertura, poi di nuovo al lockdown. Questo non lo vogliamo, dobbiamo mettere questo virus sotto controllo e, se passiamo dal lockdown al poco controllo, di nuovo al lockdown e al poco controllo, anche le economie non reggeranno”, incalza Mike Ryan, capo del Programma di emergenza sanitaria dell’Oms.
“Bisogna progettare -spiega- una risposta a livello di comunità e se ci riusciamo torneremo alla nostra vita sociale ed economica, che non saranno le stesse forse, ma di certo avremo più attenzione e giustizia a livello sociale e un migliore sistema sanitario. Nella mia prospettiva dobbiamo costruire ora un approccio comprensivo per riaprire in maniera sicura”.