Il sogno di ogni bambino nato e cresciuto ai piedi del Vesuvio prendendo a calci un pallone: giocare a Napoli, con il Napoli. Fabio Quagliarella quel sogno era riuscito a realizzarlo, ma lo ha visto mandare in frantumi da uno stalker.
Una storia che sembra tratta dalla trama di un film o di una fiction e che invece racconta l’incubo realmente vissuto dal calciatore originario di Castellammare di Stabia.
La sua cessione alla Juve, dopo appena una stagione al Napoli, fu improvvisa e inspiegabile. Nessuno sapeva che Quagliarella da diverso tempo era vittima di uno stalker nascosto tra le sue amicizie più fidate e che gli inviava centinaia di lettere e messaggi anonimi con accuse di pedofilia, camorra, spaccio di droga. E non solo: centinaia di minacce di morte, gli fu recapitata perfino una bara sotto casa con il suo nome.
Il suo stalker è Raffaele Piccolo, ufficiale della polizia postale, esperto d’informatica: Fabio l’aveva conosciuto tramite un suo amico ed era diventato un consulente fidato, invece era lui a muovere i fili di quella trama oscura, scaricando sulle persone più vicine a Quagliarella le accuse di stalking.
L’attaccante uscì allo scoperto lo scorso 1° gennaio, quando, davanti alle telecamere del programma di Mediaset “Le Iene” raccontò il suo incubo: “Mi mandava le lettere accusandomi di pedofilia, di camorra, corruzione, calcioscommesse: le mandava a me, alla DDA (direzione distrettuale antimafia, ndr) e alla sede del Napoli. Eravamo in Svezia e sarei stato titolare, ma poco prima della partita arriva una telefonata: mi dicono ‘Tu non giochi perché ti abbiamo venduto.”
La società lo cede alla Juventus e gli ultras del Napoli si sentono traditi, lo contestano e lo insultano aspramente. Fabio non può fare altro che subire anche quel torto e incassare quell’ennesimo colpo basso. Il boccone più duro da mandare giù.
” Quell’anno feci 11 gol ma è come se ne avessi fatti cento: volevo diventare capitano, vincere col Napoli, giocarci per dieci anni, ma hanno spezzato il mio sogno. Pensavo: come glie lo spiego ai tifosi adesso? Non mi crederanno mai, ma io non sono un infame!”
Per Fabio, fuori dal campo, sono anni durissimi: dopo 3 stagioni alla Juve, passa al Torino e contro il Napoli, il 5 ottobre 2014, sigla un calcio di rigore e non esulta, anzi alza le braccia a mani giunte e china la testa sotto la curva del San Paolo. Un gesto che i tifosi interpretano come una sorta di “ulteriore presa in giro”, mentre quel dolore e quella ferita che Fabio era costretto a portarsi dentro in silenzio, continuava a sanguinare e non si era mai rimarginata.
Quagliarella si trasferisce alla Sampdoria ma intanto, dopo sette anni di minacce, atti persecutori e denunce, Raffaele Piccolo “si tradisce” e il padre di Fabio lo scopre, perché nessuna delle denunce fatte dalla famiglia Quagliarella è stata mai depositata in questura. La polizia inizia le indagini e Piccolo, all’inizio di quest’anno, viene incriminato per reato di stalking e condannato a 4 anni e 8 mesi.
Un sogno stroncato sul nascere, un amore falsato da inganni e bugie, seppure per Quagliarella, dopo sette lunghi anni quell’incubo è finito.
Tra poche ore tornerà al San Paolo per la prima volta dopo che i tifosi azzurri hanno appreso la verità sulla sua cessione e sono venuti a conoscenza del calvario subito da Quagliarella durante quella stagione in cui avrebbe dovuto solo godersi la realizzazione del suo sogno. Per la prima volta, l’attaccante di Castellammare potrà valicare la soglia del “tempio del calcio di Fuorigrotta” e sentirsi a casa sua, anche se non indosserà la maglia azzurra.