L’alba di venerdì 7 luglio ha introdotto una tragedia nel napoletano: a Torre Annunziata, comune in provincia di Napoli dell’area vesuviana, è crollata una palazzina. I primi due piani dell’edificio erano coinvolti in lavori di ristrutturazione, a franare sono stati il terzo e il quarto piano.
”A me risultano due famiglie disperse – afferma il primo cittadino di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione – una composta da genitori e due bambini, un’altra da tre persone adulte. In totale otto persone, anche se è difficile per ora dare notizie ufficiali sul numero dei dispersi. I primi due piani erano disabitati e interessati da lavori di ristrutturazione. Dove risiedevano le famiglie dei dispersi erano il terzo e quarto. Connessione tra i lavori e il crollo? Non possiamo dirlo”.
I parenti dei dispersi giunti sul posto hanno dato indicazioni ai soccorritori sull’ubicazione delle camere da letto per facilitare l’estrazione dei corpi dalle macerie.
Le ricerche procedono con cautela: ci sono troppi carichi pendenti e si deve cercare prima di mettere in sicurezza l’area. Si invita al silenzio per cercare di carpire rumori utili all’individuazione dei corpi tra le macerie. In azione i cani dei vigili del fuoco, ma sono anche impegnate le unità cinofile della Protezione civile della Regione Campania.
La Procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo per crollo colposo. Sul posto, dove si è verificato il crollo, si sono recati il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli e il sostituto Andreana Ambrosino, mentre sono stati acquisiti dall’Ufficio tecnico del Comune oplontino i primi documenti relativi all’immobile e ai lavori che stavano interessando i piani inferiori dell’edificio.
A peggiorare la situazione, la linea ferroviaria che si trova proprio sotto il palazzo crollato.
Il primo punto di analogia tra il palazzo di Torre Annunziata tristemente balzato agli onori della cronaca e gli isolati del Rione De Gasperi è proprio questo.
Anche il rione situato a Ponticelli viene costantemente “sollecitato” dalle vibrazioni che accompagnano il transito dei treni della linea Napoli-Sarno della circumvesuviana. Poco più di 20 corse al giorno da Napoli verso Sarno e viceversa. Per un totale di 40 “scosse” al giorno che “stimolano” le fondamenta dei palazzi costruiti nel secondo dopoguerra e che avrebbero dovuto fungere da “case d’appoggio temporanee” per gli sfollati.
A queste si aggiungono le costruzioni abusive, ricavate da spazi già esistenti o dal nulla, adattando stanze, stanzini e stanzoni alle esigenze abitative di chi, per varie ragioni, non poteva permettersi un alloggio.
La situazione si è notevolmente aggravata in seguito all’assegnazione dei nuovi alloggi edificati in via De Meis, proprio di fronte al vecchio e fatiscente rione. Le porte e le finestre degli alloggi assegnati sono state cementificate per evitarne l’occupazione abusiva da parte di altre famiglie. Un modello d’assegnazione definito “a macchia di leopardo” perché ha concorso a sfollare solo parzialmente gli isolati.
Le famiglie rimaste a vivere tra “le case murate” lottano con ogni genere di disagio: le perenni e consistenti infiltrazioni di acqua e liquami che fuoriescono dalle tubature degli appartamenti tumulati attaccando le pareti delle loro abitazioni, topi che fuoriescono dai water, blatte, scarafaggi e molti altri insetti portatori di patologie ed infezioni.
In uno stato di oggettiva emergenza umanitaria, ma soprattutto abitativa, il Comune di Napoli non ha ancora fornito risposte attendibili in merito allo stato di agibilità dei palazzi.
L’inverno scorso, in vista dell’assegnazione degli ultimi 50 alloggi all’incirca del “nuovo De Gasperi”, gli ingegneri e gli esperti in materia di palazzo San Giacomo sono giunti nel rione per effettuare un sopralluogo volto ad aggiornare “lo stato di salute” degli isolati, in quanto, inspiegabilmente, la prima fase di assegnazione ha avuto luogo basandosi sui rilievi emersi dalle cartine datate in possesso del comune, senza integrare quegli elementi con dati aggiornati e rilevati “sul campo”.
Un piano l’assegnazione stravolto per dare priorità ad un piano di abbattimento destinato a “recuperare spazio” che doveva/dovrebbe (neanche questo è chiaro) tornare utile proprio alla circumvesuviana e al vicino ospedale del mare. Anche il piano di abbattimento è fermo, perché gli solati coinvolti nel provvedimento sono ancora abitati dai non aventi diritto ad un alloggio: famiglie che hanno occupato l’appartamento dopo il 31/12/1998 e le mogli degli affiliati.
Due nodi di non facile risoluzione e che difficilmente potranno essere districati nel breve tempo, per questo si cerca di individuare all’interno del rione, gli isolati in condizioni migliori che andranno incontro ad una sistemata prima di essere adibiti a case d’appoggio per i non aventi diritto.
E, invece, a quale destino andranno incontro gli altri isolati che versano in una condizione di oggettiva inagibilità?
Emblematico il caso dell’Isolato 10: le persone che vivono lì da oltre 30 anni, riferiscono che i loro figli giocavano sotto il ballatoio dell’edificio. Uno spazio attualmente ridotto a pochi centimetri, a testimonianza del fatto che il palazzo “si sta sedendo”, come dicono le persone del posto che quando la paura dilaga dormono in tuta e con le valigie accanto alla porta, pronti a fuggire al primo scricchiolio sospetto. Si organizzano in turni per dormire, mentre c’è sempre qualcuno a fare la guardia e pronto a dare l’allarme.
Plurime le diffide dei vigili del fuoco e della protezione civile che hanno reso inagibili ballatoi, scale, perfino i bagni di due abitazioni e per alcuni nuclei familiari vige il divieto di affacciarsi a finestre e balconi, complice il perenne crollo di calcinacci.
Gli abitanti dell’isolato 10 e degli altri edifici del Rione De Gasperi di Ponticelli, oggi, in virtù della tragedia di Torre Annunziata, chiedono al comune di Napoli che si faccia chiarezza sullo stato di agibilità di tutti i palazzi, perché, i prossimi a morire tra le macerie, non vogliono essere loro.