“Urban Facts” non può definirsi una semplice “mostra fotografica” per quanto fortemente innovatore è il concept che funge da cuore pulsante del progetto che porta la firma del fotografo napoletano Emanuele Di Cesare.
“Avevo in mente questo progetto da un po’ di tempo, poi ho finalmente trovato il posto ed il contenuto che mi hanno convinto a lanciarmi in questa nuova avventura! – racconta Emanuele Di Cesare – quindi, mi sono recato a Scampia dove ho attaccato, per strada all’ingresso della metro, le foto delle miniere in Bolivia.”
Foto scattate durante uno dei tanti viaggi che Emanuele ama intraprendere con la sua inseparabile macchina fotografica e che hanno galvanizzato un’ispirazione nata in seguito ad una serie di riflessioni, frutto della sensibilità che contraddistingue il modo di vedere le cose e guardare il mondo, da dietro l’obiettivo e non, di Emanuele, uomo e fotografo: “Volevo portare sui muri di Napoli le storie dei miei viaggi e nei miei viaggi le storie di Napoli. La maggior parte delle fotografie che vediamo in giro per strada sono immagini pubblicitarie.
Qualora volessimo difendere i nostri occhi e la nostra mente dalla pubblicità dobbiamo ricercare delle fotografie stampate in un libro, in una rivista o per i grandi formati in una galleria o un museo. Tutti questi spazi devono rispettare vincoli e regole, spesso diventano inaccessibili per i costi e distanze, in ogni caso devono sottostare alle leggi del mercato per cui tutto diventa merce.
Urban Facts è un progetto che nasce dall’esigenza di eludere le barriere di questi luoghi, ho deciso di prendere in prestito un pezzo della mia città modificandolo con quello che ho visto in giro per il mondo. Quanto durerà lo deciderà la città stessa, lo deciderà il vento e la pioggia.”
Perché hai scelto proprio la stazione metropolitana?
“La fermata della metropolitana Scampia-Piscinola ha un ingresso particolare perché si passa in una specie di sottopassaggio, mi ricorda l’ingresso delle miniere che ho fotografato in Bolivia.
La stazione è un importante snodo che collega la periferia nord di Napoli con il resto della città, mi piace pensare che i primi visitatori della mia mostra siano proprio i lavoratori e gli studenti che ogni giorno iniziano e finiscono le proprie giornate passando per quel tratto di strada. Le fotografie affisse sono state scattate appunto nelle “miniere del diavolo” della città di Potosì, dove si lavora 10-12 ore al giorno in condizioni massacranti, senza pause, senza acqua e senza cibo.”
Ma quella di Scampia, può definirsi una sorta di banco di prova..
“Urban Facts era un progetto nato sui muri della mia città ma l’idea era quella di creare dei ponti che collegassero posti lontani con storie che potessero appartenere a tutti, allora perchè non costruire questi ponti in giro per il mondo?
Urban Facts arriva così ad Istanbul, tra una scuola ed una moschea, con la stessa modalità di Scampia ovvero foto in bianco e nero attaccate con la colla su un grande muro. Questa volta la scelta del quartiere non è stata semplice dal momento che non ero mai stato ad Istanbul, città che conta quasi 14 milioni di abitanti ed ha una geografia urbana molto strana. Alla fine ho scelto la zona di Fener/Balat storicamente crocevia di tante minoranze ora prossima alla gentrificazione che sta colpendo tutto il distretto di Fatih poichè comprende le zone turistiche di Sultanahmet, la Moschea Blu, la Basilica di Santa Sofia.”
Una volta tornato a Napoli, però, hai “colonizzato” un’altra area…
“Sono ritornato Scampia dove è nato il progetto Urban Facts, l’ingresso della metropolitana è ancora più fatiscente di come l’avevo lasciato. Ho ripulito il muro dove avevo attaccato le Miniere del Diavolo ed attaccato le foto che ho scattato ad Istanbul per dare luogo ad una nuova mostra. Ho attaccato foto anche dall’altro capolinea della metro, ovvero dietro Piazza Garibaldi proprio all’inizio del Corso Meridionale.”
Il progetto di Emanuele continua a macinare chilometri, mete e suggestioni: il fotografo napoletano porta nel quartiere di Ciudad Bolivar a Bogotà la mostra “El fuego de la memoria“, in cui rievoca la vicenda del 17enne Genny Cesarano. 11 foto per portare la storia di una vittima innocente della criminalità oltreoceano. Un ricordo indelebile, impresso nel fuoco, come quello di Sant’Antonio, durante la cui celebrazione, lo scorso 17 gennaio, padre Alex Zanotelli e tanti altri ragazzi lo hanno ricordato in piazza San Vincenzo. A immortalarli c’era l’obiettivo di Emanuele.
“A Ciudad Bolivar c’è un’altissima densità abitativa. – racconta il fotografo – Si tratta per lo più di favelas, con gente che trova un riparo di fortuna. Nessun abitante di Bogotà ci andrebbe e ovviamente nessun turista, ha pochi servizi e nessun attrattiva culturale o di aggregazione”. Le periferie che riscattano le periferie accogliendo mostre fotografiche che raccontano le periferie: queste e molte altre le suggestioni inglobate in “Urban Facts”: un progetto fotografico a cielo aperto che ha coraggiosamente cambiato il modo di guardare l’arte e di avvicinarsi ad essa.