13 novembre 2015: una data scalfita nel cuore dei francesi e non solo.
Le immagini dell’orrore disseminato dai guerriglieri dell’Isis si sovrapponevano a quelle dei monumenti di tutto il mondo illuminati dai colori della bandiera francese in segno di solidarietà, facevano il giro dell’intero pianeta, insieme alle notizie che come un tragico bollettino di guerra, aggiornavano il numero dei morti, insieme alle storie di quelle semplici ed innocenti vite trucidate senza pietà.
Il teatro Bataclan diventa un simbolo, ancora di più, un anno dopo aver accolto quella notte di sangue e paura.
È Sting il primo artista a salire sul palco del teatro, un anno dopo l’attentato, tocca a lui riportare la musica dentro al Bataclan, dopo un anno di buio e silenzio.
La struttura costruita nel 1865 è stata interamente ristrutturata, un cantiere durato oltre otto mesi per rifare l’identica scenografia.
Sting chiede un minuto di silenzio in memoria delle 90 vittime. “Abbiamo due cose da fare stasera”, premette. “Rendere omaggio ai morti e celebrare la vita”.
Ad assistere al concerto, tantissimi familiari delle vittime dell’attentato, la direzione del Bataclan ha distribuito oltre 400 ingressi ai parenti delle vittime. “Non siamo riusciti ad accontentare tutti” racconta Jules Frutos, gestore della sala che ha faticato a trovare un artista che avesse il coraggio e la forza di affrontare questo concerto così simbolico. Nessun cantante francese ha accettato la proposta. Sting è arrivato direttamente da New York dove aveva fatto un concerto venerdì nell’ambito della tournée per il suo nuovo album 57th&9th. Ha accettato di esibirsi gratuitamente al Bataclan e ha avuto poche ore prima di andare in scena con i suoi musicisti. Doveva suonare un’ora ma il concerto si prolunga: gli applausi, l’entusiasmo sembrano non finire mai.
Molti superstiti che volevano tornare non hanno trovato un biglietto. Il concerto è andato sold out in meno di un’ora. I proventi saranno devoluti alle due principali associazioni di vittime degli attentati del 13 Novembre.
In sala stasera c’era anche il vigilante Didi, l’algerino che ha salvato decine di persone aprendo le uscite di emergenza e rientrando per due volte all’interno del teatro nonostante la sparatoria in corso. È al posto di comando, coordina la nuova sala di videosorveglianza. “Dovevo pur controllare che fosse tutto in ordine” ironizza. Tra qualche giorno però prenderà una pausa dal lavoro. È nata la sua prima figlia, “me la voglio godere un po’”.
Oggi il Bataclan resterà chiuso in segno di lutto. Stamane ha avuto luogo una cerimonia con le autorità ed è stata inaugurata una targa con le iniziali delle 90 vittime.