Isolati dal mondo, dimenticati da Dio e dalle istituzioni: è così che si vive nell’isolato 10 del Rione De Gasperi, in via De Meis 120 a Ponticelli.
Ai margini di una strada trafficata come via Angelo Camillo De Meis, eppure in balia del buio, del degrado e del nulla. Di giorno e di notte.
Anzi, di notte le paure si amplificano. La gente dorme in tuta, come accadeva nell’era del post-terremoto, perché la paura che il palazzo possa franare da un momento all’altro è tutt’altro che frutto di paranoie e suggestioni. C’è chi si organizza turni per dormire, alternandosi con i parenti per assicurarsi la perenne sorveglianza di una sentinella, pronta a dare l’allarme per mettere in salvo tutte le vite costrette a “campare” misurandosi con una realtà che denigra i più basilari e decorosi diritti umani.
Questa non è vita e queste non possono definirsi case. Ma quelle che si vedono costrette a viverci in quel luogo sono persone, munite degli stessi diritti e doveri degli altri esseri umani, seppure siano schiacciati in un angolo buio e degradato di una periferia buia e degradata come Ponticelli, gli abitanti dell’isolato 10 del Rione de Gasperi esistono e non possono essere più ignorati.
Vivono lì, appena una manciata di passi di fronte all’”isola felice” rappresentata dal nuovo plesso di case comunali già assegnate a una parte degli abitanti dello stesso Rione.
Un’assegnazione avvenuta in maniera limpida e trasparente, attenendosi a parametri chiari e inattaccabili secondo quanto asserito dall’amministrazione, ma che non è stata preceduta da un sopralluogo da parte degli addetti ai lavori nelle case dei vari isolati del Rione per stilare anche una sorta di “classifica del livello di agibilità” che – con il doveroso rispetto per gli altri parametri – dovrebbe rappresentare la priorità assoluta alla quale ispirarsi.
Il palazzo dell’isolato 10 è visivamente inclinato e la quota base risulta abbassata di circa 1 metro rispetto a quella originaria. Tant’è vero che gli originari aeratori posizionati alla base del palazzo sono ormai ostruiti dal terreno.
Nelle vicinanze dell’edificio continua ad emergere acqua e spesso dal sottosuolo trapela odore di gas.
A seguito delle ultime verifiche effettuate, i rappresentanti del corpo dei vigili del fuoco hanno consigliato di non sostare sui ballatoi. “Potrebbe essere pericoloso”.
E non è tutto: allo stato di rischio evidenziato e conclamato, si aggiungono le precarie condizioni in cui versa l’edificio.
Appartamenti dichiarati inagibili, colonne fecali in amianto danneggiate dalle quali fuoriescono liquami, scale pericolanti, pezzi di inferriate arrabattate alla meno peggio per evitare che i bambini possano farsi male, pezzi di intonaco e calcinacci che si distaccano di continuo.
Una denuncia più volte diramata dagli abitanti dell’edificio alle autorità competenti nel corso degli anni e che tutt’oggi seguita a non sortire nessun riscontro.
Gli abitanti dell’isolato 10 del Rione de Gasperi non stanno facendo “il casino” perché vogliono che gli venga assegnata la casa: chiedono, anzi pretendono che si faccia chiarezza sulla loro condizione.
Lo scorso 11 aprile, attraverso un fax diramato alla Napoli Servizi, alla dottoressa Natalia Esposito, responsabile dei Servizio Patrimonio del Comune di Napoli e alla direzione centrale, gli stessi condomini sollecitavano una verifica in loco da parte di un funzionario al fine di accertare lo stato di pericolo e porre in essere le azioni necessarie per eliminare il rischio a cui le loro vite sono quotidianamente esposte.
Tutt’oggi non hanno ricevuto alcuna risposta. Intanto “le case nuove” vengono assegnate sotto i loro occhi, come se l’isolato 10 non esistesse.
Il punto di non ritorno è il seguente: se l’isolato 10 del Rione de Gasperi è agibile, le autorità competenti devono assumersi la responsabilità di rilasciare un documento che certifichi la vivibilità dell’edificio consegnando a quelle persone il diritto di dormire sogni tranquilli, se, invece – come appare palesemente dimostrabile – l’edificio è pericolante e inagibile, perché non si provvede a sfollarlo, sventando il pericolo di una tragica, ma abbondantemente preannunciata “strage di innocenti”?