La “Terra dei fuochi”: una lingua di terra di 20 chilometri di lunghezza per 20 di altezza che funge da cerniera tra Napoli e Caserta. Una dicitura che, tuttavia, ingloba anche le sette aree vaste individuate nella regione Campania che ospitano la produzione di prodotti a denominazione garantita della zona. E tutte le aree che, di volta in volta, si scoprono essere contaminate da veleni infetti. Un territorio che ospita 13 produzioni Dop, 12 Igp, 4 Docg, 15 Doc, 10 Igt e 335 prodotti tradizionali.
O meglio, ospitava.
Infatti, i sopracitati numeri vanno riaggiornati in virtù del decreto interministeriale firmato dal Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per l’interdizione di alcuni terreni dall’uso agricolo a seguito delle indagini dirette svolte nei primi 57 Comuni della Campania oggetto di analisi.
A seguito dei nuovi risultati – rende noto il comunicato del Mipaaf – sono stati definiti i terreni che possono essere destinati alle produzioni agroalimentari, i terreni che possono essere destinati solo a determinate produzioni agroalimentari, i terreni che non possono essere destinati alla produzione agroalimentare, ma esclusivamente a colture diverse in considerazione delle capacità fitodepurative e i terreni che non possono essere utilizzati per la produzione agroalimentare o silvopastorale.
Complessivamente per i siti con livello di rischio presunto 5 e 4, su un totale di 42,95 ettari di superficie agricola classificata, risultano nella classe A (terreni idonei alle produzioni agroalimentari) 15,53 ettari pari al 36,1%. Rientrano, invece, nella Classe D (terreni con divieto di produzioni agroalimentari) 15,78 ettari pari al 36,7%. I rimanenti 11,6 ettari, pari al 27% rientrano nella classe B (terreni con limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni).
E’ inoltre è vietata l’immissione sul mercato dei prodotti delle singole colture per i terreni in classi di rischio 3,4 e 5 degli ulteriori 31 Comuni che saranno oggetto d’indagine. Al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale saranno allegate le particelle relative ai terreni in questione e le informazioni sulle indagini dirette svolte saranno pubblicate in Rete.
Non sarà più possibile coltivare frutta e ortaggi su 15 ettari di terreni agricoli della Terra dei fuochi, ovvero, su 150mila metri quadrati. Cioè a una piccolissima parte del territorio campano. Il verdetto è arrivato. E stavolta è ufficiale e definitivo. Mediante il suddetto atto vengono definitivamente interdetti dall’uso agricolo alcuni suoli ricadenti nei territori di 57 degli 88 comuni considerati a rischio. Per i restanti 31 comuni – come detto – le indagini continuano e nel frattempo vige il divieto temporaneo di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli che non abbiano ricevuto un nulla osta specifico dall’Asl di appartenenza.
E non è tutto.
Con il decreto legge approvato l’altro ieri dal Consiglio dei Ministri il numero dei militari destinati alla Terra dei fuochi è stato raddoppiato da 100 a 200 unità e “il governo non si è risparmiato sul fronte della sicurezza del territorio e della salute degli italiani. Questi sono i fatti. Nessuna risorsa finanziaria è stata distolta dalle province campane per destinarla ad altri scopi”. Lo puntualizzano fonti del Viminale.