Un fake, ovvero un account falso, erto a scudo dietro il quale la persona che ha inviato il messaggio che state per leggere alla nostra redazione ha nascosto anche a noi la sua reale identità. Non vuole rivelare il suo nome, non vuole rendersi riconoscibile: atteggiamento dal quale trapela tutta la paura ed il disagio che le scorrono nelle vene, rendendoli palpabili in maniera assai più eloquente rispetto alle stesse parole delle quali si avvale il suo cuore. La sua non è una lettera, ma un canto di straziante e desolante emarginazione che spera di abbracciare un raggio di speranzoso sole:
“La lingua non ha le ossa, ma spezza le ossa.”
“Con questa citazione voglio iniziare questa “lettera”. Sono una ragazza di 23 anni e vivo in un quartiere periferico di Napoli, ogni giorno a causa del mio aspetto “poco gradevole” ricevo umiliazioni, derisioni e quasi sempre mi sento un emarginata.
Il messaggio che vorrei trasmettere agli altri è che a volte non c’è alcuna differenza tra una parola o una pistola, perché entrambi, anche se in modi diversi, possono ferire o addirittura uccidere le persone.
Parlo da persona “morta” dentro, cioè da persona che ha perso fiducia in sé stessa, che ha smesso di credere nei propri sogni e che ormai non vive, ma sopravvive e tutto questo perché la società attuale è “immersa” nella superficialità e nel triste pensiero che se non rispecchi certi “canoni estetici” non sei “degno” di poterne far parte.
Oltre a sottolineare questa triste realtà, con questa lettera vorrei anche “invitare” le persone ad andare oltre le apparenze, perché solo in questo modo si può abbattere questo muro di banalità che ormai è una caratteristica della nostra società. Inoltre vorrei anche far riflettere sul fatto che si può davvero far del male a qualcuno anche senza colpirlo “materialmente” perché la lingua può essere un’”arma” ugualmente potentissima e pericolosa e il mio stato d’ animo ne è la prova concreta.
Spero di riuscire nel mio intento di “smuovere” un po’ gli animi di chi leggerà queste parole, in modo che nasca in loro il desiderio di provare a cambiare questa amara realtà…”