Durante un’operazione straordinaria di controllo all’interno del carcere di Secondigliano, le forze dell’ordine hanno sequestrato 25 telefoni cellulari, trovati nascosti tra celle e aree comuni. L’operazione, condotta dal personale della Polizia Penitenziaria, ha portato alla luce ancora una volta il problema della comunicazione illecita tra detenuti e l’esterno, spesso utilizzata per coordinare attività criminali anche dall’interno delle mura carcerarie.
Il ritrovamento ha sollevato la reazione immediata del sindacato USPP (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria), che ha ribadito la necessità di dotare le carceri di strumenti tecnologici più avanzati per arginare il fenomeno. In particolare, il sindacato ha richiesto l’installazione di jammer, dispositivi in grado di bloccare i segnali telefonici e impedire l’uso dei dispositivi mobili non autorizzati.
“È inaccettabile che i detenuti possano continuare a comunicare con l’esterno, organizzando attività illecite e mantenendo contatti con le organizzazioni criminali. Serve un intervento urgente per garantire la sicurezza del personale e dell’istituto stesso”, ha dichiarato il segretario regionale dell’USPP.
Secondo i dati diffusi dal sindacato, solo negli ultimi sei mesi sarebbero stati rinvenuti oltre 200 dispositivi mobili nei vari istituti penitenziari della Campania, segno di un fenomeno sempre più difficile da contenere.
La richiesta di introdurre jammer si scontra però con diverse problematiche burocratiche e tecniche. Da una parte, l’installazione di questi dispositivi comporta costi elevati e richiede autorizzazioni specifiche per evitare di interferire con le reti telefoniche civili nelle aree circostanti. Dall’altra, i difensori dei diritti umani sottolineano come tali misure possano limitare anche le comunicazioni legittime, come quelle tra i detenuti e i propri avvocati o familiari, se non regolamentate con precisione.