È tra i fedelissimi del governatore De Luca il 59enne Franco Alfieri, il presidente della provincia di Salerno arrestato per corruzione. Avvocato e politico di lungo corso, è uno degli esponenti salernitani più ‘longevi’ del PD, eletto sindaco in tre diverse città del Salernitano. Alfieri è finito in carcere nell’ambito di un’inchiesta che ha coinvolto altre cinque persone, tra cui la sorella, per presunti appalti truccati per il rifacimento delle strade a Battipaglia.
Rieletto solo pochi mesi fa, al secondo mandato, sindaco di Capaccio-Paestum, Alfieri annovera una lunga carriera politica che lo ha portato ad indossare la fascia tricolore altre volte: è stato a capo della giunta, come primo cittadino, in altri due comuni del Salernitano, Torchiara e Agropoli.
Alfieri conquistò la ribalta mediatica in tempi non sospetti, complice una battuta di Vincenzo De Luca, registrata otto anni fa, nel corso di un incontro politico e poi diffusa dal Fatto Quotidiano, sulle famose “fritture” da offrire in cambio di voti.
Lo scorso giugno, Alfieri è stato rieletto per il secondo mandato alla guida del Comune di Capaccio-Paestum, presentandosi alla guida di una coalizione civica di centrosinistra e ottenendo al primo turno l’87,3% dei consensi. I due avversari sono rimasti al palo: Emanuele Sica è stato votato solo dal 7,5% dei votanti e Carmine Caramante si è fermato al 5,2%.
Il 15 novembre 2016, durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall’allora premier Matteo Renzi, De Luca era in primissima linea per il sì e tenne un incontro con alcune centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, per raccomandare loro l’impegno a favore della conferma della riforma. In quella occasione, il governatore campano elogiò la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio, usando il termine “clientele”.
“Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il sì. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”, aveva detto ai tempi De Luca. Inevitabile lo scalpore suscitato dalla frase, che portò all’apertura di una inchiesta per istigazione al voto di scambio, poi archiviata. Il tutto, un anno dopo fu così commentato dallo stesso governatore: “L’anno scorso feci una battutaccia che ha riempito le pagine dei giornali. Non c’era entusiasmo quella sera nella campagna referendaria e vidi seduto in prima fila il mio amico sindaco di Agropoli: tra amici ci sfottevamo, gli dissi ‘vecchio marpione clientelare portali al ristorante, offri una frittura’. Scatta l’indagine per voto di scambio, questo è un Paese in cui dobbiamo riaprire i manicomi”.
Accusato di corruzione insieme ad altre cinque persone, tra cui la sorella e due dipendenti comunali di Carpaccio. Alfieri avrebbe truccato l’assegnazione di due appalti pubblici a Battipaglia per favorire la società di famiglia. Una ditta formalmente intestata alla sorella, ma che in realtà sarebbe riconducibile allo stesso Alfieri, e favorita con il trucco dei subappalti.
Disposto il sequestro per 543mila euro. Gli altri cinque indagati, tra cui la sorella Elvira Alfieri, sono finiti ai domiciliari: contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
Il Pd campano ha deliberato l’immediata sospensione di Franco Alfieri dal partito. E’ la prima reazione all’arresto del sindaco e presidente della provincia avvenuto ad opera della Guardia di Finanza su delega della locale Procura che ha puntato i riflettori sul comune di Capaccio Paestum già dallo scorso gennaio, quando partirono intercettazioni e sequestri di documentazione informatica: materiale tutto relativo al sistema di appalti per i lavori di illuminazione della città degli scavi aggiudicati in seguito da una società in particolare che avrebbe a sua volta subappaltato i lavori ad una ditta intestata alla sorella del sindaco ma secondo gli inquirenti, di fatto gestita dallo stesso Alfieri che da stamattina è in carcere. Ai domiciliari sono finiti la sorella Elvira, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria della ditta aggiudicatrice, Andrea Campanile dello staff del sindaco e Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio Paestum. I reati contestati sono turbativa d’asta e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.