Un ritorno di fiamma, quello tra i De Micco di Ponticelli e la famiglia Amitrano, che sta destando non poco scalpore nei rioni in balia delle logiche camorristiche della periferia orientale partenopea. Non solo per il fatto che gli Amitrano, nipoti dei Sarno, – il clan che ha controllato il territorio per circa trent’anni per poi passare dalla parte dello Stato – dopo la gavetta tra le fila del clan di famiglia confluirono nel nascente clan De Micco, per poi allearsi con i De Luca Bossa, acerrimi rivali dei Sarno. Un’affiliazione clamorosa, in virtù del fatto che nel ’98, Antonio De Luca Bossa, boss fondatore dell’omonimo clan, intendeva annunciare la scissione dai Sarno mettendo la firma su un’azione camorristica eclatante: il primo attentato stragista con autobomba compiuto in Campania. Un piano criminale efferato, ordito per uccidere il boss Vincenzo Sarno, ma che portò solo alla morte del giovane nipote e autista del boss, Luigi Amitrano, cugino di Domenico alias Mimì ‘a puttana, fautore di quella contestatissima alleanza che in un passato recente lo ha visto entrare in affari con il clan che decretò la morte di suo cugino. Un attentato al quale Mimì è sopravvissuto per una fortuita casualità: doveva essere seduto accanto al cugino quando l’ordigno piazzato nel ruotino di scorta dell’auto blindata guidata da Luigi Amitrano fu innescato anzitempo dal manto stradale dissestato.
Gli affari prima di tutto: una regola sempre più dirompente nel contesto malavitoso e che portò Amitrano a voltare le spalle ai De Micco, nell’ambito del primo, vero momento di difficoltà vissuto dal clan, archiviando al contempo ruggini e rancori legati alla morte di quel cugino che solcò una ferita insanabile nel cuore della famiglia Sarno.
Quando Mimì Amitrano fu arrestato, nella scena camorristica ponticellese conquista un posto autorevole sua sorella, Annamaria Amitrano soprannominata “bambola di pezza”, seppure fosse già addentrata in alcuni business illeciti, quando il fratello finisce in carcere è lei a rappresentare la famiglia all’interno dell’alleanza con i vecchi clan dell’area orientale di Napoli.
Un dato di fatto confermato da diversi episodi. Il più eclatante riguarda il violento pestaggio subito in strada dalla sorella del ras Amitrano, ormai due anni fa, il 15 gennaio del 2022.
Si trattò di una vera e propria spedizione punitiva, compiuta in pieno giorno. Mentre si trovava nei pressi di una nota pizzeria del quartiere insieme al marito, “bambola di pezza” fu avvicinata da un gruppo di persone con il volto coperto da passamontagna. Una plateale dimostrazione di forza in pieno stile De Micco, voluta per redarguire la donna, indicata a capo di una serie di business illeciti, uno su tutti, la compravendita delle cosiddette “case murate” del rione De Gasperi. Inoltre, secondo quanto riferito da alcuni residenti in zona, gli Amitrano sarebbero tra i pochi membri dell’alleanza ad aver investito parte dei proventi degli affari illeciti in beni immobili, tra i quali vengono indicate delle abitazioni costruite di recente nei pressi del nuovo rione De Gasperi che sarebbero state adibite a b&b o che vengono affittate a nuclei familiari, in modo da garantire un’entrata fissa mensile. Il pestaggio di Annamaria Amitrano e di suo marito avvenne proprio nei pressi della zona dove avrebbero acquistato una serie di appartamenti.
Il pentito Antonio Pipolo descrive la 41enne come affiliata al clan De Luca Bossa, dedita alle estorsioni agli esercizi commerciali del lotto O e delle case di Topolino, nonché nel rione De Gasperi, si occupa altresì di commettere estorsioni per le occupazioni abusive delle case popolari ed è impegnata anche nella attività di prestiti a tassi usurari.
Un affronto che la donna ha cercato di vendicare dando man forte ai De Luca Bossa che pochi mesi dopo il pestaggio subito da “bambola di pezza”, sfidarono apertamente l’egemonia dei De Micco, galvanizzati dalla scarcerazione di Christian Marfella, fratellastro di Antonio De Luca Bossa. Seppure pochi mesi prima, i De Micco stroncarono sul nascere le ostilità, soprattutto mettendo la firma su un delitto eccellente, quello di Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, “Bambola di pezza”, Marfella e un gruppo di fedeli e convinti sostenitori del clan del Lotto O, nel corso dell’estate 2022, provarono a vendicarsi dei rivali, oltre che a riappropriarsi del controllo del territorio.
Un intento annunciato “con il botto”: intorno all’una del 23 luglio, un ordigno disintegrò il Suv della moglie di Ciro Naturale, reggente del clan De Micco in seguito all’arresto del boss Marco De Micco, avvenuto tre mesi prima, proprio al culmine delle indagini che hanno ricostruito le circostanze che hanno portato all’omicidio di Carmine D’Onofrio.
Un raid che sortì l’immediata replica dei rivali che piazzarono, a loro volta, un ordigno sotto casa di Christian Marfella e, infine, i De Luca Bossa rilanciarono le loro intenzioni facendo esplodere un’altra bomba nei pressi del cosiddetto “parco di Topolino”, zona controllata dai De Micco.
Quei tre ordigni esplosi in una sola notte fecero schizzare la tensione alle stelle e richiamarono l’attenzione delle forze dell’ordine che nell’ambito di una serie di controlli a tappeto nel rione Lotto O, fortino dei De Luca Bossa, sequestrarono l’arsenale di armi del clan, infliggendo un duro colpo ai piani di vendetta covati dall’organizzazione che immediatamente si mobilitò per reperire nuove armi. Tra gli affiliati più attivi nella ricerca spicca proprio “bambola di pezza”.
L’intenzione dei De Luca Bossa era quella di infliggere un duro colpo ai rivali: dalle intercettazioni emerge la chiara intenzione di eliminare il ras Ciro Naturale, ma non solo. Christian Marfella, avvicinò per strada le figlie di Naturale e le minacciò apertamente, alludendo ai suoi parenti innocenti uccisi dai De Micco, palesando l’intenzione di non risparmiare vite innocenti per portare a compimento la vendetta. Un’intenzione rimarcata dalle plurime “stese” e incursioni armate che si sono registrate più volte negli arsenali dei De Micco in quel periodo storico e che celavano l’intenzione dei De Luca Bossa di eliminare il rampollo del clan, proprio per vendicare la morte di Carmine D’Onofrio, ma anche quella di Antonio Minichini, figlio di Anna De Luca Bossa, ucciso in un agguato proprio dai De Micco.
Annamaria Amitrano fu arrestata a gennaio dello scorso anno, insieme agli altri protagonisti di quella concitata stagione camorristica che la vide fermamente schierata dalla parte dei De Luca Bossa nella faida contro i De Micco. A un anno di distanza da quell’arresto, i suoi familiari hanno ridisegnato un equilibrio diametralmente opposto tornando nuovamente in affari con i De Micco.