Nel corso della mattinata odierna, lunedì 6 marzo, presso le Case Circondariali di Napoli Secondigliano, Parma e Siracusa, il Nucleo Investigativo di Napoli ha dato esecuzione ad una misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre indagati, tutti detenuti e affiliati di spicco del clan Mazzarella, in quanto ritenuti gravemente indiziati dell’omicidio – aggravato dalle finalità mafiose – di Salvatore Lausi, affiliato allo stesso clan, avvenuto a Napoli il 6 ottobre 2002.
Le indagini, frutto di intercettazioni e riscontri a dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di accertare che l’omicidio fu un atto di epurazione interna al clan Mazzarella, scaturito dal fatto che la vittima, incaricata della riscossione delle estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità era ritenuta responsabile dell’ammanco di 100 milioni di lire dalla cassa dell’associazione e si era anche impossessato di un orologio costoso di altro associato, sottraendoglielo con forza. Inoltre, Lausi aveva stretto sinergici rapporti con Giuseppe Misso – capo e fondatore dell’omonimo clan operante nel quartiere Sanità, poi divenuto collaboratore di giustizia – cosa che venne interpretata come volontà di dissociarsi dai Mazzarella per affiliarsi ai Misso, temendo che potesse anche rivelare informazioni riservate.
Michele Mazzarella è indicato come mandante, insieme a Vincenzo Mazzarella che ha funto anche da organizzatore del delitto. Esecutore materiale Salvatore Barile, in concorso con Ciro Giovanni Spirito e Vincenzo De Bernardo, entrambi deceduti.