Lo scorso mercoledì 6 dicembre, un blitz della Polizia in una palazzina in piazza Crocelle, quindi tra corso Sirena e via Mastellone, a Barra, quartiere della periferia Est di Napoli, ha interrotto un summit di camorra tra esponenti di spicco del cartello criminale alleatosi per scalzare definitivamente i De Micco di Ponticelli, in seguito agli arresti di 23 affiliati dello scorso 28 novembre.
Cinque persone sono state fermate e portate in Questura, dove sono state segnalate e poi rimesse in libertà.
Riuniti intorno a un tavolo per discutere delle sorti camorristiche della periferia orientale, in particolar modo di quelle di Ponticelli, con i nemici del clan De Micco ormai alle corde: così li ha trovati la polizia, quando ha fatto irruzione in un appartamento dove era in corso un summit di camorra al quale hanno partecipato alcuni degli elementi di maggiore spessore della “camorra emergente”.
Una riunione voluta per sancire alleanze finalizzate ad accrescere le credenziali del nuovo sodalizio camorristico e giungere ad appropriarsi del quartiere Ponticelli che fino a pochi giorni fa era sotto il saldo controllo dei “Bodo”.
Le persone che hanno partecipato a quella riunione e che sono state identificate dagli inquirenti sono: “‘o nonno”, un esponente della famiglia Aprea, due uomini dei Minichini, un rappresentante degli Aurino e uno dei De Luca Bossa, quasi sicuramente Giuseppe, il fratello di Tonino ‘o sicco, da più fonti additato come il nuovo leader del cartello criminale nato nel Lotto O di Ponticelli proprio per volere di Antonio De Luca Bossa, attualmente detenuto al 41 bis. Così come in carcere si trova suo figlio Umberto, rampollo della famiglia che, prima di essere “pizzicato dalla Guardia di Finanza di Torre Annunziata e trovato in possesso di una pistola con matricola abrasa, insieme a Salvatore Solla stava cercando di riorganizzare il clan. Per questa ragione, a rappresentare il clan del Lotto O, al momento, è “Peppino”.
Lo scenario più interessante in chiave investigativa è quello prospettato dalla presenza, all’interno del cartello criminale emergente, della famiglia Minichini, attraverso due figure preziose sul fronte delle alleanze: Ciro, detto Cirillino, marito di Anna De Luca Bossa, figlia di Teresa e sorella di Tonino ‘o sicco, quindi i genitori di Michele ed Antonio Minichini. Proprio Cirillino avrebbe funto da “tramite” tra i ponticellesi e il clan di Barra, in quanto ha sempre intrattenuto buoni rapporti con gli Aprea, mentre il figlio Michele sarebbe passato con i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio e per conto di questi ultimi starebbe gestendo una piazza di spaccio nella zona delle “Case Nuove”.
Il clan Aprea, storico clan di Barra, si è distinto per la ferocia con cui ha condotto le “guerre” per il dominio nel quartiere: dall’autobomba all’inizio degli anni ’90 alla “faida” con il gruppo Celeste-Guarino, i cosiddetti “Scissionisti di Barra”. Decapitato dai tantissimi arresti che hanno notevolmente ridimensionato l’autorità del clan, prettamente “a conduzione familiare”, allo stato attuale, gli Aprea stanno cercando di riorganizzarsi e la mano tesa dal nuovo sodalizio emergente a Ponticelliha rappresentato l’input di cui aveva bisogno il clan che un tempo f capitanato da “punta ‘e curtiello”, alias Giovanni Aprea.
A Barra, al momento, risultano attivi diversi focolai camorristici, seppure più deboli rispetto a quelli in voga nei vicini quartieri di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio. Un quartiere “chiuso a sandwich” tra le velleità camorristiche dei clan che si contendono la conquista del potere criminale lungo i territori confinanti, dunque.
A San Giovanni a Teduccio, invece, i Mazzarella sono ancora una volta in guerra con i Rinaldi, con questi ultimi che appaiono più che propensi a stringere alleanze con le “carcasse” dei clan in declino del Vesuviano, tra i quali, come detto, figurano anche i Minichini, una delle famiglie protagoniste della “camorra emergente”, ovvero, l’intreccio di alleanze nate per scalzare definitivamente i De Micco sul fronte camorristico ponticellese e conquistare il controllo del quartiere. La “camorra emergente” annovera “vecchie facce” con un passato più o meno concitato sul fronte malavitoso, ma soprattutto una corposa percentuale di giovani reclute, prettamente teste calde, sfrontate, irriverenti e galvanizzate dall’uscita di scena dei “Bodo”.
L’assetto che si viene, così, a delineare disegna una linea immaginaria che congiunge i tre quartieri della VI Municipalità e che, in caso di trionfo da parte del clan infoltito da alleanze che annoverano un tassello in ciascun quartiere del “triangolo della morte”, vedrebbe il cartello criminale emergente detenere il controllo dell’intera periferia orientale di Napoli.
Un valzer di alleanze strategiche che, pertanto, potrebbero celare delle mire espansionistiche che vanno ben oltre le mura della sola Ponticelli.