Samuel si alza dal letto, questa volta senza l’aiuto di una sveglia, corre al capezzale del papà e gli urla “Tanti auguriiiiiii”, recitandogli la poesia imparata a memoria per l’occasione e consegnandogli un pensierino creato con l’aiuto delle maestre di scuola.
In un’altra famiglia, in cui il papà di casa non c’è più, la mamma ricopre entrambi i ruoli genitoriali, ma non si aspetta che i suoi bambini le facciano trovare accanto alle chiavi della macchina il loro bigliettino di buona festa, anche il 19 marzo.
Nello stesso momento, in quasi tutte le pasticcerie del sud Italia (in alcune regioni, invece, compare nel periodo di carnevale), si appoggia sul vassoio la “zeppola di San Giuseppe“: entra trionfante, con la sua altezza che le dona austerità, quella punta di amarena sciroppata o crema al cioccolato (nella variante salentina per esempio) che le dà un pizzico di presunzione… E si gode il suo giorno di gloria.
Lo ha aspettato tutto l’anno, mentre i clienti preferivano sfogliatelle, graffe e altra concorrenza. Ma finalmente anche la zeppola è portata in famiglia.
Fritta o al forno, farcita anche internamente o solo esternamente, la zeppola è quel piacere per il palato, che sembra creare dipendenza nella giornata dedicata ai papà, con quella morbidezza della base, la delicatezza della crema e la quasi croccantezza dell’amarena.
Ma non state troppo a gustarvela con calma… L’ultima zeppola sul tavolo potrebbe sparire da un momento all’altro!