In Italia il tasso di disoccupazione ha raggiunto cifre da record. Lo scorso anno il 13,2% dei nostri connazionali non aveva un lavoro, percentuale che risulta molto più sconcertante se espressa in unità: 22 milioni e 374mila persone alla ricerca, spesso disperata, di una occupazione.
I numeri della disoccupazione giovanile sono ancora più mastodontici ed inquietanti. I ragazzi inattivi tra i 15 ed i 24 anni sono il 43,3% della popolazione nazionale rientrante in quella fascia d’età.
In questo contesto così tragico, che impedisce ai giovani di camminare sulle proprie gambe e agli adulti di garantire una vita dignitosa alla propria famiglia, non sorprende che qualcuno si approfitti del bisogno e della speranza di molti: l’ultimo episodio del genere arriva da Pompei, dove un truffatore vendeva posti di lavori agli scavi e al santuario.
Noè Somma -57 anni- assicurava a quanti si fidavano di lui un impiego sicuro, millantando la sua conoscenza ed influenza sui pubblici ufficiali della Sovrintendenza ai beni archeologici, sui dirigenti ASL e INPS e su autorità ecclesiastiche. Dall’inizio della sua “attività”, Somma era risuscito a fare cadere nella sua trappola ben cinque persone, dalle quali era riuscito a farsi consegnare dai 500 ai 4.500 euro: una parcella necessaria a garantire l’agognato lavoro.
Grazie all’operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Pompei, l’imbroglione– già noto alle forze dell’ordine- è finito agli arresti domiciliari a seguito di un’ordinanza del gup di Torre Annunziata.
La situazione ha portato nuovamente sotto i riflettori una vasta gamma di problematiche: dalla disoccupazione ai lavori “a pagamento” (effettivi o solo promessi), dall’instancabile creatività dei truffatori allo scarso intervento istituzionale di fonte alla crisi del mercato del lavoro.