Nel 2018 la presidenza del Consiglio ha istituito la Giornata nazionale dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Il simbolo è il fiocchetto lilla, che rappresenta le storie di coloro che hanno vissuto queste malattie in prima persona, delle loro famiglie e di tutti coloro che lottano o lavorano su questi temi. La scelta della data, 15 marzo, non è casuale: il 15 marzo del 2011, la 17enne Giulia Tavilla, affetta da bulimia, morì mentre era in attesa del ricovero presso una struttura specializzata per il trattamento dei disturbi alimentari. Fin da subito, suo padre Stefano, si è battuto per i diritti delle persone affetta da disturbi alimentari e ha fondato un’associazione.
Nei giorni successivi alla morte di sua figlia, Stefano Tavilla ha scritto una lettera molto toccante, parlando a nome di Giulia che riportiamo integralmente:
«Il percorso è stato molto variegato per me e i miei famigliari a causa della mia cocciutaggine, è una nostra prerogativa vediamo cose che gli altri non vedono, soprattutto per quello che riguarda il nostro corpo. Ho frequentato il Gaslini (dieta) il centro di Quarto, unico nel suo genere in Liguria ma purtroppo molto dispersivo, dove facevo anche terapia psicologica. Niente, non ne volevo sapere di farmi aiutare, allora i miei genitori disperati decisero di buttare un po’ di soldini con il luminare di turno.
Ritorno a Quarto nel 2010 dove il medico che mi controlla mi fa conoscere una giovane terapeuta con cui inizio ad aprirmi,ma gli scade il contratto. Papà dice che non c’è problema (chissà per gli altri).
A inizio 2010 mi si accende una lampadina,sarò mica io che sbagliavo? Voglio guarire. Riunione urgente al centro di Quarto, a Pietra Ligure non posso andare (lì tamponano quelle messe proprio male); tre opzioni: Parma, Riva del Garda, Vicenza. Scelgo l’ultima, clinica privata convenzionata, come in Liguria fanno solo per ortopedia e cardiovascolari. Capisco che la mia malattia non rende, niente inerventi chirurgici, niente protesi; ma se noi giovani non ci fate invecchiare non ci farete neanche l’anca!
Comunque 40 giorni per l’appuntamento dopo lista d’attesa, ma io non mi sento tanto bene e il medico di Quarto che lavora su statistiche dice che non sono così grave. Adesso io sono partita per un altro viaggio ma ho detto al mio Papa’ di pensarci lui, che è uno testardo, dice che siccome siete sempre senza soldi si potrebbe fare della sana prevenzione, che costa poco.
Almeno questo me lo dovete, io mi sono sacrificata.
Grazie, Giulia Tavilla».