
Dalla Fimmg di Napoli si leva dunque un allarme sulla mancanza di programmazione e di finanziamenti che dovrebbero servire a finanziare la medicina del territorio. «Si finanziano tecnologie e strutture ospedaliere – lamenta Luigi Sparano – creando un cortocircuito assistenziale che è sotto gli occhi di tutti. Per ogni 100 medici di famiglia sono finanziati sul nostro territorio appena il 15% degli infermieri, e solo il 60% dei medici di medicina generale ha modo di avvalersi di un collaboratore di studio». A gravare sull’assistenza che la medicina generale può erogare c’è poi l’assoluta mancanza di sostegno agli studi per implementare la diagnostica e affrontare costi di gestione che con la crisi energetica sono divenuti insostenibili. «Ad oggi – concludono Sparano e Calamaro – la medicina di famiglia è divenuta capro espiatorio di una gestione della sanità che è sempre più ragionieristica e sempre meno tarata sui reali bisogni assistenziali. Al di là di proclami e retorica si è fatto molto poco o quasi nulla. Se si mettessero i medici di medicina generale in condizione di fare al meglio il proprio lavoro, scene come quelle del Cardarelli non esisterebbero neanche».
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