La variante Omicron del virus SarsCoV2 viene riscontrata nel 100% dei nuovi contagi. Seppure, di recente, i microbiologi clinici continuano ad individuare sottogruppi, con sensibili differenze dai progenitori, per cui il rischio reinfezioni esiste per tutti.
La prima versione della Omicron, la BA.1, sta arretrando per l’incalzare del sottogruppo BA.1.1, presente per il 36%, mentre la BA.2 è al 5%, ma destinata a crescere perché più diffusiva. Una terza sottovariante, BA.3, è al momento molto poco presente e non è detto che riesce ad affermarsi sulle altre che l’hanno preceduta. Si fa fatica a capire quale sia l’indice di protezione acquisita, in qualche modo succede qualcosa di simile all’influenza, che si ripresenta ogni anno con una nuova livrea, inoltre esiste una suscettibilità individuale, per cui esistono individui refrattari, altri meno coriacei che più facilmente ricascano nella sindrome da coronavirus, anche se hanno già passato la malattia nei mesi precedenti o hanno ricevuto il vaccino.
Nel recente rapporto dell’Istituto superiore di sanità, che commenta i dati aggiornati al 23 febbraio scorso, si rileva come anche in Italia, dopo la comparsa della Omicron, si sia verificato un picco di seconde infezioni (pari ora a circa il 3% delle infezioni totali). Tale vulnerabilità si riscontra più facilmente nelle persone che hanno contratto Covid-19 da più di sei mesi, nei soggetti privi di difese, nelle donne rispetto ai maschi adulti, nei giovani rispetto alla fascia generazionale degli ultrasessantenni, negli operatori sanitari (perché più spesso esposti a cariche virali). Dopo 4-6 mesi iniziano a calare gli anticorpi, e anche la memoria immunitaria, col passare dei giorni, sembrerebbe risvegliarsi con meno vigore.
Dopo quanto tempo calano gli anticorpi, che sono le nostre sentinelle?
Quali rischi si corrono a entrare in contatto con le sottovarianti?
Omicron 2 si presenta come un virus nuovo, più contagioso, tendenzialmente meno aggressivo. Moderna sta studiando la persistenza degli anticorpi neutralizzanti in funzione di un candidato vaccino booster bivalente contro Covid-19, denominato mRna-1273.214. Si tratta di un prodotto mirato alla variante Omicron di Sars-CoV-2 con azione “due in uno”, concepito per evocare livelli superiori di immunogenicità, e maggiore copertura in sicurezza. I trial sono iniziati con volontari che accettano si sottoporsi al richiamo dopo aver precedentemente ricevuto il ciclo primario con due dosi di Spikevax e una terza dose dello stesso (dimezzata rispetto alle precedenti), a distanza di 3 mesi.
Perché con la variante Omicron le reinfezioni sono più frequenti?
Nel sito della Federazione ordini dei medici (Fnomceo) si sostiene che una seconda infezione da Covid-19 si può instaurare con il passare del tempo perché la risposta immunitaria prodotta dalla vaccinazione o da una precedente infezione perde forza, o perché l’organismo fatica a riconoscere sottolinguaggi (mutazioni a cascata con effetto domino) che si differenziano via via dal virus originale.