Tre persone arrestate e tre denunciate in stato di libertà: questo il bilancio degli scontri avvenuto tra manifestanti anti Salvini e forze dell’ordine. I reati contesti, a vario titolo, sono radunata sediziosa, danneggiamento, lancio di oggetti contundenti, lesioni e violenza a pubblico ufficiale.
Nei tafferugli sono rimasti contusi complessivamente 28 componenti delle forze dell’ordine: tre funzionari e 25 tra poliziotti e carabinieri. Sei contusi anche tra i manifestanti.
Ingenti i danni, Fuorigrotta ridotta a un campo di battaglia destinato ad accogliere scene di guerriglia urbana: la zona circostante gli scontri è ridotta a un vero e proprio campo di battaglia. Dopo gli scontri via Giulio Cesare è un tappeto di cocci di bottiglie infrante, cassonetti dei rifiuti divelti e immondizia data alle fiamme. Cospicui i danni alle auto in sosta. Abbattuta anche una transenna che delimitava dei lavori in corso per la riqualificazione dei marciapiedi.
Ragion per cui, a “pagare i danni” di quella escalation di ingiustificabile violenza, sono i cittadini. Quei cittadini che, probabilmente, sono rimasti Chiusi in casa, animati dal legittimo timore di quello che, di lì a poco, sarebbe accaduto per strada.
Il corteo, partito da piazza Sannazaro, ha registrato la presenza di innumerevoli consiglieri ed assessori della giunta comunale, oltre che della moglie di de Magistris, in veste di rappresentante Dema.
Il sindaco e i giovani attivisti che occupano poltrone del consiglio comunale e della presidenza della III Municipalità, sono stati i principali promotori del corteo Anti-Salvini. Striscioni esposti nelle sedi comunali, provocazioni e dichiarazioni forti, ne sono la comprova.
È opportuno ricordare che il clima è stato reso incandescente dal “linguaggio dell’odio” esibito dalla consigliera Eleonora De Maio che in un post pubblicato su facebook si rivolse a Salvini dicendo: “ti facciamo vedere noi”.
Dal suo canto, de Magistris, non ha fatto nulla per abbassare i toni. Anzi, è ormai chiaro che le velleità politiche del primo cittadino superano di gran lunga le mura del confine regionale e, pertanto, l’ex magistrato, ha visto nello sbarco di Salvini a Napoli, una vetrina appetibile per rivendicare una supremazia politica in grado di sortire una risonanza nazionale. Indubbiamente ci è riuscito, ma il feedback che la stampa e l’opinione pubblica nazionale gli stanno tributando, all’indomani dello scempio riversato in strada, è tutt’altro che positivo.
Alla gente comune e alla stragrande maggioranza dei napoletani non è piaciuta la condotta da “studente fuoricorso” adottata dal sindaco nel momento in cui si è apertamente schierato con i centri sociali. Sui social, da settimane, impazzavano post e frasi che inneggiavano agli scontri e alla violenza in vista dell’arrivo a Napoli di Salvini.
Era scontato e prevedibile che sarebbe accaduto esattamente quello che è accaduto: scontri tra i manifestanti e la polizia, ingenti danni a cose e persone, l’irruzione dei black-bloc.
Perché, tra le frange di un corteo pacifico si è resa possibile la presenza di persone incappucciate, con il volto coperto e armate di sassi e vari oggetti volti ad offendere?
Chi ha assicurato che si sarebbe trattato di un corteo pacifico deve assumersi la responsabilità di questo scempio che disonora e danneggia Napoli e ancor più quei napoletani che hanno preso le distanze da questa bagarre fin da subito.
Napoli è la città dell’accoglienza che apre le porte e le braccia ai migranti, ma barrica le aule degli spazi pubblici agli esponenti politici di fazione avversa.
“Non abbiamo mai detto ‘no Salvini a Napoli’. – ha dichiarato de Magistris – Il sindaco ha solo espresso la contrarietà ad un’iniziativa inopportuna: la presenza alla Mostra d’Oltremare, in un luogo dell’amministrazione o comunque riconducibile all’amministrazione, di un esponente politico, Salvini appunto, che si è distinto per apologia del fascismo, atteggiamenti xenofobi e razzisti. E che, all’insegna dello slogan ‘Napoli colera’, ha fatto della sua vita politica un atto di fede contro Napoli e il sud. Ma qualcuno non ha voluto sentire ed ha alzato a dismisura il livello dello scontro. Salvini avrebbe potuto benissimo essere a Napoli e fare la sua propaganda politica xenofoba e razzista in un altro luogo privato, non riconducibile all’amministrazione. Non ci sarebbe stata l’imposizione nei miei confronti”.
Ma come e perché si potrebbe o dovrebbe legittimare il divieto di accedere ad uno spazio pubblico?
Al netto delle forti proteste di piazza che ieri hanno messo a soqquadro una parte di Napoli, Matteo Salvini ha comunque riscosso un clamoroso successo con il comizio al Palacongessi alla Mostra d’Oltremare: tante, infatti, sono state le rappresentanze di sostenitori provenienti dal Sud Italia che hanno preso parte all’incontro, riconoscendo al segretario della Lega Nord lo status di “figura forte che guiderà il Paese verso l’agognato cambiamento.”
Il dato che emerge, che va oltre le parole dello stesso Salvini, è la volontà dei cittadini di toccare con mano una sterzata immediata, netta e decisa da parte della politica, vittima dell’immobilismo e della più completa incapacità di dare risposte concrete sia sul fronte economico che su quello occupazionale. Da qui trae origine il consenso verso Salvini e poco importa se il segretario della Lega fino a poco tempo fa cantava «Senti che puzza, scappano anche i cani! Sono arrivati i napoletani…Son colerosi e terremotati…Con il sapone non si sono mai lavati»: è stato sufficiente chiedere scusa e rivolgersi alla ‘pancia’ della gente per far dimenticare ai vecchi e nuovi sostenitori l’astio alimentato dallo stesso Salvini per ottenere consenso in quel di Pontida nel 2009.
La politica e l’esecutivo sono in piena fase di stagnazione e questo certamente aiuta il segretario leghista ad ottenere consenso; frasi didascaliche pronunciate con tono perentorio fanno il resto del lavoro.
La rivolta sperimentata da Napoli durante il comizio del segretario leghista, paradossalmente, rischia di ottenere l’effetto contrario sulla politica di Salvini che, all’indomani dei plurimi attacchi subiti, appare come un “martire” al quale un gruppo di facinorosi, capeggiati dal sindaco di Napoli, voleva impedire l’esternazione del suo libero pensiero, sprezzante del nutrito gruppo di persone che affollava la sala, impaziente di ascoltarlo.
Questo tipo di esternazioni violente di dissenso, finiscono con l’agevolare l’avversario: il carattere episodico, l’accanimento contro l’incolpevole arredo urbano e gli esercizi commerciali non risolvono certamente le problematiche esistenti e, anzi, in questo caso rinforzano la posizione di Salvini che ha gioco facile nel puntare il dito contro i centri sociali promettendone lo sgombero.
In un momento in cui l’Italia sensibilmente risente di un vuoto politico che i vari partiti cercano di colmare inscenando un parapiglia, fin qui, utile solo a svilire ed avvilire le coscienze degli elettori, Napoli ha scoperto il fianco e la Lega Nord ha affondato il colpo vincente, senza nemmeno sporcarsi le mani di sangue.