Una potente esplosione ha investito un pullman militare vicino ad una base dell’esercito ad Ankara. Il bilancio, confermato da un portavoce del governo, è gravissimo: almeno 28 morti e 60 feriti. Fra loro ci sono anche civili. Inizialmente si era parlato di cinque vittime, ma la foto dell’automezzo quasi carbonizzato aveva fatto temere da subito che si fosse in presenza di una strage. Il governo ha fatto sapere che si è trattato di un attacco “ben pianificato”. Il governatore Mehmet Kiliclar ha attribuito l’accaduto a un’autobomba. L’esplosione è avvenuta nel momento in cui era in corso una riunione di sicurezza di alto livello nel palazzo presidenziale alla presenza del presidente Recep Tayyip Erdogan. Fonti militari affermano che, in base ai primi accertamenti, l’attentato potrebbe essere opera dei curdi del Pkk. In una nota, l’esercito spiega anche che l’esplosione è avvenuta mentre il pullman era fermo a un semaforo.
Il presidente Erdogan ha detto che il governo reagirà con fermezza e ha deciso di rinviare il suo viaggio in Azerbaijan. Mentre la polizia e lo stesso premier Ahmet Davutoglu fanno sapere che le indagini sull’accaduto sono in corso, Omer Celik, portavoce del partito Akp del presidente Erdogan, su Twitter ha definito l’esplosione “un atto di terrorismo”. Come detto, i militari propendono per il Pkk, con cui la Turchia è tornata in “guerra”, nell’indicare la matrice dell’attentato. Da quando, l’estate scorsa, la Turchia è diventata oggetto di attentati, le autorità hanno attribuito la paternità di simili azioni soprattutto allo Stato Islamico.
L’attentato più grave lo scorso ottobre, quando 103 persone hanno perso la vita nei pressi della stazione centrale di Ankara mentre erano radunate per una manifestazione. Il 16 gennaio, un attentato kamikaze ha ucciso dieci turisti di una comitiva tedesca nel quartiere di Sultanahmet a Istanbul. Quanto al Pkk, definita da Ankara un’organizzazione terroristica, durissimi e quotidiani scontri avvengono nel sud-est del Paese a maggioranza curda. Il 23 dicembre scorso, a un gruppo riconducibile al Pkk sono stati attribuiti i colpi di mortaio esplosi all’indirizzo dell’aeroporto “Sabiha Gökçen” di Istanbul, che hanno causato un morto e un ferito. Impegnata nella campagna anti-Is condotta dalla coalizione internazionale a guida Usa, la Turchia ha piazzato i suoi blindati alla frontiera con la Siria per bombardare oltre confine i miliziani curdi del Ypg, sostenuti dagli americani ma considerati da Ankara “terroristi” alla stregua del Pkk.