Un sogno che si rincorre invano dal 1990, quando la leggendaria era di Maradona stava per volgere al termine. Lo scudetto è diventato quasi un tabù a Napoli, dove per anni ci si è solo limitati ad assistere ai fasti del Nord, con Milan, Juventus e infine Inter che hanno scritto intere pagine di storia della Serie A. Eppure, il Napoli era riuscito a tornare alla ribalta proprio all’alba del recente ciclo bianconero. Era il 2011 quando gli azzurri erano a tutti gli effetti tra i candidati alla vittoria del tricolore insieme al Milan, ma proprio lo scontro diretto con i rossoneri nel girone di ritorno tolse ogni speranza alla formazione allenata allora da Walter Mazzarri.
Bene o male, il club di De Laurentiis ha confermato un trend positivo fino ai giorni nostri, qualificandosi puntualmente per le principali coppe europee e soffiando ai bianconeri una manciata di trofei nazionali. Nel 2017/2018, quando la “Vecchia Signora” era ancora nel pieno delle forze, i partenopei si avvicinarono come non mai a una rimonta storica, ma la dibattutissima vittoria dei bianconeri contro l’Inter e la sconfitta rimediata dai ragazzi di Sarri a Firenze fece sgonfiare il petto dei tifosi nel giro di pochi giorni, ancora oggi ricordati dai media come quelli dello “scudetto perso in albergo”, prendendo in prestito le parole dell’allenatore azzurro. 91 punti valsero soltanto il secondo posto al Napoli, che al termine del campionato vantava ben 14 lunghezze sulla Roma terza in classifica.
Dopo un paio di annate transitorie con Ancelotti e Gattuso in panchina, la società sembrava aver avviato un nuovo ciclo scegliendo un allenatore affermato come Luciano Spalletti. Tuttavia, il mister di Certaldo non aveva ancora fatto i conti con quel difetto atavico che più e più volte è stato riscontrato nel DNA del Napoli. Solo in un paio di occasioni, quando le dirette rivali si ritrovavano a giocare in anticipo e perdevano punti preziosi, gli azzurri sono riusciti ad approfittarne per accorciare le distanze o allungare in classifica. Non si tratta di un dato relativo all’attuale stagione: questo problema si pone da più di 10 anni.
Insomma, l’impressione generale è che il Napoli abbia paura di vincere. Quello scudetto che per le squadre blasonate viene visto come un giusto premio al merito, per il Napoli assume il valore di una verità inattingibile. Una delle piazze più calde e partecipate di tutto il mondo del calcio si sente negato come per compensazione divina il diritto a guardare, almeno una volta, tutti gli altri dall’alto al basso. Un pensiero in parte legittimo, ma di certo non condivisibile da altre società di alto livello. Anche per questo motivo il Napoli viene tacciato spesso di provincialità.
Anche nei periodi migliori, il Napoli non ha mai conservato la solidità necessaria per vincere tutte le gare per le quali era data come favorita sulla carta. Checché ne possano pensare le solite scommesse sulle squadre di calcio, battere la Fiorentina in casa dopo aver vinto a Bergamo contro l’Atalanta è tutt’altro che scontato. Anzi, il Napoli sembra soffrire proprio l’impegno sul lungo periodo, tradendo l’incapacità di gestire le risorse nei momenti focali della stagione, in tutte le competizioni. Ecco perché ogni anno il crollo non è mai banale, ma sempre verticale.