La Stufa dei Fiori, è un piccolo corpo di fabbrica addossato alla Palazzina dei Principi, riadattata verso il 1843 all’uso di una serra. Era addetta alla riproduzione o al ricovero di specie, soprattutto da fiore, che necessitavano di un clima più temperato nella stagione invernale. Nel tardo Ottocento, la Stufa dei fiori fu sopraelevata di circa un metro per ospitare specie esotiche di maggiore altezza ed ottenere maggiore luce e calore indispensabili per la crescita delle piante, a tale scopo venne anche dotata di un tetto ad una falda in ferro e vetro. Nel corso dell’Ottocento a Napoli, avvennero profonde trasformazioni in funzione dell’imperante gusto all’inglese e della fascinazione per l’esotico anche nell’arte dei giardini. A Capodimonte l’artefice di questa grande trasformazione fu Friederich Dehnhardt che dal 1840 divenne direttore del parco.
Questo gusto per l’esotismo si inquadra nei rapporti geopolitici del Regno di Napoli visibili sia nelle collezioni artistiche che in quelle botaniche ed è presente nei più importanti siti borbonici, luoghi di delizia e cacce reali. Infatti, grazie alle relazioni diplomatiche e agli scambi nella comunità scientifica, il botanico inglese Alan Cunningham invia a Dehnhardt alcuni semi di varietà botaniche provenienti dal continente oceanico sperimentando per la prima volta a Napoli diverse specie di piante australiane.
Prima dell’ultimo restauro, il piccolo edificio risultava alquanto degradato. La riqualificazione è stata eseguita grazie alle ricerche archivistiche e all’indagine estesa alle problematiche tecnicocostruttive e funzionali.
Tra gli interventi effettuati durante il restauro:
• rifacimento e consolidamento delle opere murarie
• rifacimento degli intonaci
• adeguamenti impiantistici
• sostituzione di tutti i vetri della copertura e dei serramenti esterni in ferro
• impiego di materiali a ridotto impatto ambientale
Con attenzione agli aspetti storico-filologici e l’impiego delle più moderne tecnologie, è stato possibile riproporre per gli interni la coloritura “Vetriolo di Cipro”. La tonalità di azzurro intenso risaliva probabilmente ad interventi di restauro precedenti, ed era stata scelta per le proprietà fungicida del Vetriolo di Cipro, solfato di rame, particolarmente funzionali in ambienti con elevato tasso di umidità come le serre. Il colore attuale è stato ottenuto con lo spatolato su intonaco bianco, una particolare tecnica pittorica che rende la superficie della parete lucida e liscia ma soprattutto ricca di velature, permettendo così di poter ricreare sfumature di colori perfettamente corrispondenti alle antiche velature del vetriolo di rame impiegato in passato.