Ha destato molto scalpore la contravvenzione per divieto di sosta elevata al camper della Caritas, intento a curare i senzatetto.
Una vicenda che accende i riflettori su un duplice, complesso tema: l’emergenza povertà e l’emergenza povertà in relazione al coronavirus.
Un'”emergenza nell’emergenza” rispetto alla quale il governo centrale non si è espresso: non vi è alcuna direttiva ufficiale in relazione alla situazione dei clochard, seppure siano tra i soggetti maggiormente esposti al rischio di contagio.
Un pericolo tutt’altro che remoto: una settimana fa, si è registrato un boom di contagi in un asilo notturno per senzatetto nel padovano. Ben 30 i clochard risultati positivi al covid-19.
Malgrado lo stato di emergenza in cui versa l’intero pianeta da ormai 7 mesi, la città di Napoli risulta tuttora sprovvista di una sede in cui un senza fissa dimora possa convergere, in attesa dell’esito del tampone per sventare il pericolo di trasformarsi in un untore.
A fare il punto della situazione, in relazione alla duplice emergenza vissuta dai senza fissa dimora partenopei è Monica Buonanno, assessore alle politiche sociali e al lavoro del Comune di Napoli: “Il tema dell’accoglienza è molto sentito dal sindaco e dalla sua giunta. Quando abbiamo avuto l’opportunità, tramite il Pon 2014-20, abbiamo subito individuato parte di quelle risorse da destinare all’emergenza senza fissa dimora. Abbiamo rafforzato le equipe sociali, rinforzato le due strutture notturne già in carico, “La tenda” e “La palma”, una a valle e una a monte del Rione Sanità che gestiamo in partenariato con il terzo settore, andando ad incrementare i posti letto e di conseguenza le cene e le colazioni. Abbiamo reso residenziale, quindi h24, durante la pandemia, il dormitorio pubblico di via De Blasis, gestito direttamente dal nostro servizio e contemporaneamente abbiamo avviato anche la ristrutturazione dell’edificio. Abbiamo, inoltre, supportato la creazione di una nuova struttura interamente gestita dalla curia di Napoli, durante la pandemia. Questo ci ha consentito di progettare degli interventi per arginare, ridurre e contrastare le difficoltà e le criticità di chi abita la strada. Abbiamo sottoposto a tampone ed esame sierologico tutti gli ospiti delle tre strutture, per fortuna, sono risultati tutti negativi.”
Quali sono i provvedimenti adottati per coloro che vivono in strada?
“Quelli che manifestavano sintomi da covid sono stati sottoposti a tampone e messi in quarantena nelle strutture covid tramite l’Asl con la quale abbiamo rapporti continui e perenni su questa tematica.”
Quindi esiste una sede fisica nella quale accogliere i senza fissa dimora in quarantena, nel caso in cui manifestino sintomi da covid, in attesa dell’esito del tampone?
“No, perchè pur avendo plurime volte sollecitato l’Asl, non siamo mai riusciti ad averne una. Questo problema ce lo siamo posti fin dall’inizio della pandemia. Nelle nostre strutture c’è una stanza destinata a questa funzione, ma solo per i nostri ospiti.”
Con l’inverno dietro l’angolo, alle emergenze già elencate, se ne aggiungerà una terza, la più ostica, da sempre, per chi vive in strada: il freddo.
In questo scenario i senza fissa dimora si apprestano ad affrontare uno degli inverni più imprevedibili della storia dell’umanità.