Si sono svolti durante la mattinata di venerdì 14 luglio, nella Basilica della Madonna della Neve a Torre Annunziata i funerali delle otto vittime del crollo dell’edificio in via rampa Nunziante, avvenuto a Torre Annunziata, giusto una settimana prima.
Centinaia di civili, giunti anche dagli altri comuni del napoletano, hanno voluto porgere l’ultimo saluto a quelle 8 vite travolte nel sonno da una valanga di macerie e il sentito cordoglio a partenti ed amici rimasti a piangere l’ingiusta scomparsa, oltre che un segnale di solidarietà e sostegno all’intera cittadinanza di Torre Annunziata, comprensibilmente stravolta e sconvolta da quella tragedia.
La forte commozione di parenti e amici delle otto vittime all’interno della Basilica della Madonna della Neve, alla quale fa eco quella di centinaia di persone accorse all’esterno che assistono al rito funebre grazie all’installazione di maxischermi.
Nel mezzo, i feretri delle vittime che sembrano urlare giustizia con composta e legittima rabbia. Tra i feretri in mogano spiccano le due bianche dei due bambini, Francesca e Salvatore, le due vittime più giovani morti nel crollo della palazzina.
Ad officiare la messa, il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, affiancato dai parroci delle chiese della cittadina oplontina.
Parole dure quelle pronunciate dall’Arcivescovo che accusa: “dietro eventi disastrosi, c’è sempre, la mano dell’uomo, una mano assassina, mossa dall’egoismo”.
Al termine delle esequie, in una chiesa gremita, il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, ha lanciato un invito alle autorità presenti: intitolare il piazzale dove è avvenuta la tragedia alla memoria delle otto vittime.
Un lungo scroscio di applausi ha accompagnato l’uscita delle otto bare dalla basilica.
Mentre proseguono le indagini della Procura torrese per far luce sulla vicenda e rendere giustizia a quelle morti innocenti, a Torre Annunziata si fatica a tornare alla vita di sempre. Un dolore troppo grande, una tragedia assai crudele, un boccone troppo amaro da mandar giù. Impossibile dimenticare quelle otto vite, tutte abbastanza conosciute e stimate dalla comunità e che di certo non meritavano una fine tanto assurda quanto evitabile.