Il 26 ottobre 1986 è una data tragica che segna la vita di una vittima innocente: Carlo Bustelli, quindicenne, venne colpito alla testa da una pallottola esplosa in un raid che aveva come bersaglio alcuni pregiudicati seduti all’interno del bar del padre. Carlo stava semplicemente aiutando il padre alla cassa quando, all’improvviso, da fuori il locale partì una scarica di colpi di pistola. Tutti gli altri si gettarono a terra, ma Carlo non fece in tempo a proteggersi, e una pallottola lo colpì alla testa.
Secondo le ricostruzioni, l’agguato era indirizzato a clienti del bar con precedenti penali. Carlo fu colpito accidentalmente, vittima di una violenza indiscriminata.
Nel documento Una primavera mai iniziata il suo caso viene citato per ricordare quanti giovani, senza alcun ruolo attivo nei traffici mafiosi, persero la vita a causa di conflitti altrui.
Nel corso degli anni il suo nome è comparso in iniziative per la memoria delle vittime mafiose e nei registri delle vittime innocenti; spesso si ricorda che Carlo era “alla cassa” nel bar di famiglia gestito dal padre e che portava avanti, in modo innocente e quotidiano, un lavoro onesto per aiutare il nucleo familiare.
Restano tuttora irrisolti numerosi interrogativi sulle responsabilità e sui mandanti dell’agguato. L’episodio è emblematico della camorra che semina morte anche tra i civili: Carlo non aveva conti con la criminalità, ma la criminalità ha deciso di colpire dove faceva più rumore, senza guardare chi stava davanti.
Il ricordo di Carlo Bustelli, a distanza di decenni, serve come monito: ogni volta che si ricorda una vittima innocente, si sveglia la coscienza collettiva su quanto sia fragile la vita nei quartieri martoriati dalla violenza mafiosa.










