Nei mesi precedenti al suo tragico assassinio, Emanuele Durante, ventenne napoletano ucciso lo scorso 15 marzo, aveva condiviso con la madre messaggi inquietanti che rivelavano la sua consapevolezza di avere i giorni contati. Questi scambi, ora parte degli atti dell’inchiesta, offrono uno sguardo toccante sulla paura e l’angoscia che il giovane provava.
Già a partire da ottobre 2024, in seguito al conflitto a fuoco avvenuto a piazza Mercato tra un gruppo di giovani della zona e un altro gruppo proveniente dal rione Sanità, in cui perse la vita il 15enne Emanuele Tufano, Emanuele Durante aveva iniziato a esprimere alla madre il timore di una morte imminente. In un messaggio del 13 gennaio 2025, scriveva: “Mamma, io muoio presto, non dimenticarti. Tu mi vedrai che muoio, credimi, perché manca poco.”
Parole, cariche di disperazione che riflettevano la sua percezione di essere diventato un bersaglio.
Le indagini hanno rivelato che Emanuele era stato coinvolto, seppur marginalmente, nella sparatoria durante la quale perse la vita il quindicenne Emanuele Tufano. Sebbene non vi fossero prove concrete del suo coinvolgimento diretto, all’interno del clan Sequino si era diffusa la convinzione che fosse responsabile della morte di Tufano. Questo lo aveva posto in una posizione vulnerabile, facendolo diventare un possibile capro espiatorio.
In un altro messaggio rivolto a sua madre, Emanuele scriveva: “È successo un bordello. Devi vedere io che cosa sto passando. Non preoccuparti, un altro poco e muoio. Manca poco. Lo so, me lo sento.”
La madre, Valeria Brancaccio, cercava di rassicurarlo, ma non riusciva a comprendere appieno la gravità della situazione. In un messaggio, gli rispondeva: “Tu hai avuto i punti”, riferendosi probabilmente a un intervento chirurgico subito dal figlio, senza cogliere il significato più profondo delle sue parole.
Durante il pomeriggio dello scorso sabato 15 marzo, le paure di Emanuele si sono avverate. Mentre si trovava in auto con la fidanzata in via Santa Teresa degli Scalzi, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati da due uomini a bordo di uno scooter. Le indagini hanno portato all’arresto di Salvatore Pellecchia, ritenuto il mandante, e di Alexandr Babalyan, presunto esecutore materiale dell’omicidio.
Dopo l’arresto dei presunti responsabili, Valeria Brancaccio, la madre di Emanuele, ha espresso il suo dolore e la speranza che venga fatta giustizia: “Finalmente li hanno presi, dopo 2 mesi di agonia. Spero in una pena esemplare, spero che gli diano il fine pena mai e non lo dico per vendetta, visto che nessuno mi restituirà più mio figlio, lo dico perché se così non fosse, moriranno altri 100, 1000 ragazzi come mio figlio.”