Da giorni su TikTok i cosiddetti “maranza” del nord Italia annunciano di voler «invadere» il sud, dichiarandosi pronti a mettere a ferro e fuoco le città meridionali, a partire da Napoli. “L’invasione” dovrebbe avvenire sabato 1° marzo, giorno della sfida scudetto tra Napoli e Inter. L’incontro calcistico è in programma alle ore 18 allo stadio Diego Armando Maradona di Fuorigrotta.
I maranza sono gruppi di giovanissimi, spesso figli di immigrati nati in Italia, che si identificano in uno stile fatto di ostentazione di brand di lusso, musica trap e in molti casi anche violenza gratuita.
A lanciare il guanto di sfida a Napoli e alle città del sud, il leader 24enne del gruppo con un videomessaggio eloquente: «Stiamo chiamando tutti i ‘maranza’ che ci sono in Italia per scendere tutti insieme al Sud. A tutti quelli del Sud che si esaltano dicendo “noi abbiamo questo” (qui mima il gesto di premere il grilletto di un’arma da fuoco, ndr) rispondiamo che è roba da film. La vita reale è un’altra. Totò Riina ci ha lasciato anni fa. Noi vi faremo vedere la vita reale. Se salite al nord vi scippiamo ”o telefonin”. Vi faremo vedere la vita reale, non i film e le fantasie».
Nei giorni scorsi da più parti è stato lanciato l’allarme circa il rischio di risse e tafferugli connessi alla “challenge” lanciata su Tik Tok da gruppi di ‘maranza’, che hanno promesso di “invadere” Napoli e di “fare un macello”. “Sud preparati, il 1° marzo arriviamo noi e sarà guerra. Tutti con il Frecciarossa, prima tappa Roma, poi Napoli e Sicilia… Faremo un macello e scapperanno tutti… perché quelli del Sud parlano male di noi del Nord” un esempio dei messaggi comparsi sui social.
La Digos di Napoli ha intensificato, in raccordo con altre questure, i monitoraggi su strada e sul web dopo la sfida social lanciata dai cosiddetti “maranza”, seppure al momento non emergono criticità, oltre ai “botta e risposta” che impazzano sui social. Non è tardata ad arrivare, infatti, la replica dei napoletani. Molti i video pubblicati da gruppi di giovanissimi di diverse zone della città che si dichiarano pronti ad “accogliere gli invasori”.