E’ riuscito a restare lontano dal carcere solo per otto mesi, Romualdo Amitrano, 28 anni, figlio di Domenico alias Mimì ‘a puttana, nipote dei Sarno e protagonista di uno degli intrecci camorristici più chiacchierati della storia malavitosa ponticellese più recente.
Contestualmente all’uscita di scena del clan di famiglia, scaturito dal pentimento dei suoi zii, boss indiscussi e incontrastati per circa 30 anni dell’intero entroterra vesuviano e non solo, Domenico Amitrano si era schierato dalla parte dei De Micco, alla luce del vincolo di parentela con una delle figure di maggiore spessore del clan che riuscì a colmare il vuoto di potere scaturito dal declino dell’era dei Sarno. Negli anni a cavallo tra il 2017 e il 2018, tuttavia, le cose sono cambiate radicalmente, complice il blitz che fece scattare le manette per 23 affiliati al clan De Micco, infliggendo un durissimo colpo alla cosca egemone che si vide costretta a fronteggiare il primo vero momento di difficoltà attraversato dall’organizzazione che da svariati anni deteneva saldamente il controllo del territorio. Una circostanza della quale approfittarono i clan alleati di Napoli est, un sodalizio costituito dalle vecchie famiglie camorristiche rimaneggiate dal terremoto di arresti scaturito proprio dal pentimento dei Sarno: i Casella, le “pazzignane” del rione De Gasperi di Ponticelli, gli Aprea di Barra, i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, i Minichini e soprattutto quei De Luca Bossa che nel 1998 aveva annunciato la scissione dai Sarno mettendo la firma sul primo attentato stragista con autobomba compiuto in Campania nel quale perse la vita Luigi Amitrano, giovane autista e nipote del boss Vincenzo Sarno, reale obiettivo dell’attentato. Su quell’auto, doveva esserci anche Domenico, cugino di Luigi Amitrano, quando il manto stradale innescò anzitempo l’esplosione dell’ordigno piazzato nel ruotino di scorta dell’auto blindata guidata dal nipote del boss e che doveva farlo saltare in aria il giorno seguente quando, come di consueto, si sarebbe recato in commissariato a firmare. Solo per una fortuita casualità Domenico Amitrano è sopravvissuto a quell’agguato, ma a circa 20 anni di distanza da quell’evento eclatante è comunque confluito nell’alleanza capeggiata dagli assassini di suo cugino, i De Luca Bossa. Un’alleanza annunciata da una foto che lo ritraeva accanto a Umberto De Luca Bossa, primogenito di Tonino ‘o sicco, ideatore dell’attentato in cui perse la vita suo cugino Luigi.

In più occasioni, Mimì ‘a puttana si è mostrato sui social in pose goliardiche e provocatorie con il boss Giuseppe De Luca Bossa, quando ricopriva il ruolo di reggente dell’omonimo clan. I due trascorsero anche una vacanza insieme in Sicilia, ampiamente condivisa a suon di foto e storie con il popolo dei social network. Una vacanza che sognavano di trascorrere insieme fin da quando erano ragazzi, secondo quanto riferito alla giornalista Luciana Esposito da Giuseppe De Luca Bossa nel 2022, alla vigilia del suo ennesimo arresto.
Un’alleanza nuovamente rinnegata di recente, quando i De Micco sono tornati sulla cresta dell’onda e una serie di blitz hanno concorso a indebolire il cartello capeggiato dai De Luca Bossa nel quale confluirono le vecchie famiglie camorristiche della periferia orientale di Napoli.
In questo frangente, gli Amitrano sono nuovamente tornati alla corte dei De Micco, nell’ambito di una trattativa intavolata dal boss Marco De Micco una volta tornato a Ponticelli, come dimostrano alcuni fotogrammi che immortalano le riunioni e i summit che hanno avuto luogo nel salone di barbiere “Lo stilista” di proprietà dei fratelli Russo – tutti finiti in manette di recente – e che ritraggono il boss mentre dialoga con Pasquale Ronza alias Calimero, genero di Amitrano che proprio in quel periodo storico, insieme a suo cognato Romualdo Amitrano, aveva avviato una serie di pratiche finalizzate a contrastare i De Luca Bossa, soprattutto in riferimento al controllo delle piazze di droga nel rione Lotto O. Una serie di contrasti sorti con i fratelli Umberto ed Emmanuel De Luca Bossa che furono sedati dall’intervento di Domenico Amitrano che in quella circostanza perorò la causa dei figli di Tonino ‘o sicco.
Tuttavia, dallo scorso marzo, contestualmente alla scarcerazione di Gesualdo Amitrano, la situazione è cambiata radicalmente. Il rampollo di casa Amitrano ha infatti fin da subito palesato il cambio di casacca, rendendosi autore di una serie di azioni che ufficializzavano in maniera inequivocabile il passaggio tra le fila dei “bodo”. In questo frangente, Amitrano junior è confluito nel gruppo delle giovani leve del clan De Micco dediti alle azioni violente, come comprova l’episodio per il quale è stato tratto in arresto e risalente al tardo pomeriggio dello scorso 27 agosto quando, insieme ad altri soggetti legati al clan De Micco, si è introdotto in un bar di via Angelo Camillo De Meis per prelevare il fratello 43enne di una figura apicale del clan De Luca Bossa. Un sequestro di persona voluto per intimare al ras della fazione rivale di adoperarsi per mettere fine alle tensioni in carcere che videro uno dei fratelli De Martino finire nel mirino di un soggetto legato ai De Luca Bossa, recluso nel suo stesso istituto penitenziario. De Martino fu vittima di diversi pestaggi, motivo per il quale i De Micco si adoperarono per blindare la sua incolumità, intimando alla figura apicale del clan De Luca Bossa di richiamare all’ordine i suoi fedelissimi, diversamente i parenti residenti a Ponticelli e nei comuni limitrofi avrebbero subito delle ritorsioni, seppure estranei alle dinamiche camorristiche.