Secondo il rapporto del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, entro il 2028 imprese e pubbliche amministrazioni italiane avranno bisogno di reperire tra 3,4 e 3,9 milioni di occupati. Un’esigenza dettata dalla necessità di sostituire i lavoratori in uscita, ma sono attese nuove assunzioni anche per effetto del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr): fino a 970mila unità in più.
Tra i settori dove maggiore è la richiesta di manodopera spicca la filiera legata a commercio e turismo, seguita dai servizi a supporto di imprese e Pubblica Amministrazione, salute, finanza, formazione e cultura. Cresce inoltre l’esigenza di reperire figure specializzate, dai dirigenti ai tecnici, con competenze digitali e “green”.
Nel dettaglio, il fabbisogno occupazionale nel prossimo quinquennio potrà variare tra i 3,4 e i 3,9 milioni di occupati, la gran parte in sostituzione di risorse in uscita dal mercato del lavoro. Come evidenzia il report di Unioncamere, ad alimentare l’occupazione concorrerà il Pnrr che potrebbe generare circa 970mila occupati tra effetti diretti e indiretti sull’indotto.
Tra i settori dove si concentra la maggiore richiesta di occupati al primo posto c’è la filiera legata al commercio e al turismo: fino a 713mila unità. A seguire troviamo i servizi operativi di supporto alle imprese e alla Pubblica Amministrazione (563mila), il comparto salute (massimo 465mila risorse), finanza e consulenza (454mila). Chiude la classifica la filiera di formazione e cultura con un fabbisogno massimo di lavoratori di 445mila unità nei prossimi cinque anni.
Considerando le diverse categorie di lavoratori, il tasso di fabbisogno più elevato si registra per i dipendenti del settore pubblico (+5%). Tassi più modesti riguardano invece gli autonomi e i dipendenti del settore privato con valori compresi tra il 2,2 e il 3,2%.
Tra quest’anno e il 2028, il settore pubblico italiano avrà l’esigenza di sostituire oltre 800mila lavoratori, necessari non solo per garantire il turnover ma anche per raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr. Nello specifico, poco meno della metà delle nuove assunzioni è attesa nel comparto dei servizi generali e dell’assistenza sociale obbligatoria (29mila unità in più). L’aumento di personale è atteso tuttavia anche nella sanità e nell’istruzione con quasi 22mila contratti in più in entrambi i settori.
Per quanto riguarda le figure professionali con la maggiore possibilità di incrociare l’effettivo bisogno di aziende e imprese, il report calcola che il 39% delle richieste riguarderà lavoratori di alto profilo: dirigenti, specialisti e tecnici necessari a rimpiazzare chi, in questi anni, andrà in pensione oppure perché è in atto un’espansione del settore. A seguire ci sono le figure intermedie come impiegati, professionisti commerciali e dei servizi (36%) mentre sarà più modesto il fabbisogno di operai, sia specializzati sia conduttori di impianti (17%). Una quota minima (8%) è rappresentata infine dalla richiesta di lavoratori non qualificati.
Come detto, il fabbisogno occupazionale di aziende e amministrazioni pubbliche guarda sempre più alla necessità di assumere figure specializzate. L’esigenza maggiore si concentra sugli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (fino a 122mila unità). Di questi circa la metà è rappresentata dagli ingegneri (64mila).
Tra le professioni specializzate, il report individua la crescita degli specialisti legati alla formazione e alla ricerca: tra questi 100mila si stima saranno i docenti di scuola primaria, seguiti da docenti di scuola secondaria, insegnanti di sostegno, di discipline specifiche (artistiche, musicali, linguistiche) e dai formatori nelle aziende.
Nella filiera della sanità l’esigenza riguarda soprattutto il reperimento di nuovi medici (52mila unità). Più contenuta è la richiesta nel settore della legalità relativa a specialisti delle scienze giuridiche (30mila).
Nutrito è poi il fabbisogno di addetti ad attività di segreteria, all’accoglienza e informazione della clientela sia come front-office sia nei call center (96mila unità). Per quanto riguarda gli operai, a prevalere saranno i profili specializzati nel settore delle costruzioni seguiti da quelli tipici dell’industria metalmeccanica.
Sul fronte delle competenze, la transizione energetica sta impattando in misura crescente sulla richiesta di figure in grado di rispondere alla sfida sul cambiamento climatico. Di conseguenza, entro il 2028 sono destinate ad aumentare le aziende che richiederanno ai propri dipendenti competenze “green” di livello intermedio (2,4milioni) e avanzato (1,5 milioni di unità). Il Sistema Informativo Excelsior stima inoltre un fabbisogno di 960mila unità in grado di possedere almeno 2 competenze e-skills su 3: competenze digitali di base, capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici e la capacità di gestire soluzioni innovative.
Secondo il report Excelsior di Unioncamere, il 48% dell’offerta necessita di lavoratori con una formazione secondaria tecnico-professionale. A seguire il 38% del fabbisogno occupazionale da qui fino al 2028 interesserà i lavoratori in possesso di una formazione terziaria: laurea, diploma Its Academy o di alta formazione artistica musicale e coreutica. Solo per il 4% dei profili sarà richiesto un diploma liceale.
A livello territoriale, Unioncamere stima che il fabbisogno occupazione si concentrerà in misura maggiore nel Sud, nelle Isole e nel Nord-Ovest: queste aree dovranno reperire 1,1 milioni di unità per i prossimi cinque anni. Al Nord-Ovest la Lombardia guida il fabbisogno delle Regioni italiane con 710mila occupati da assumere. A trainare la richiesta di manodopera nel Mezzogiorno è invece la Campania (310mila), seguita da Sicilia e Puglia, rispettivamente in potenziale carenza di 255 e 201mila unità. Per il Nord-Est e il Centro la stima riporta rispettivamente 836mila e 812mila occupati