Una città in balia dell’eterna faida tra i Mazzarella e l’Alleanza di Secondigliano: questo il quadro che ancora una volta emerge dalla relazione semestrale della DIA che traccia un fotogramma pressoché immutato dello scenario camorristico che si registra all’ombra del Vesuvio. A Napoli e provincia domina la camorra dei vicoli e delle “stese” dove una costellazione infinita di gruppi criminali si contende rioni, quartieri, porzioni di strada, mentre le holding criminali si muovono nel buio e nel silenzio per addentrarsi nelle amministrazioni comunali, nelle imprese e in tutte le situazioni in cui fiutano la possibilità di ingenti guadagni.
I grandi clan, – Mazzarella su un fronte e l’Alleanza di Secondigliano sull’altro – negli ultimi anni stanno adottando strategie più subdole e meno evidenti risultando meno visibili e palpabili e quindi ancor più pericolosi e insidiosi. In particolare, i loro interessi illeciti appaiono prioritariamente orientati all’inquinamento dei settori dell’economia legale e all’infiltrazione nelle procedure per l’ottenimento di finanziamenti pubblici, raggiungendo una sorta di oligopolio economico e, al contempo, anche una legittimazione sociale. È proprio questo a rendere la loro presenza ancor più allarmante in quanto capaci non solo di controllare ampie aree territoriali e settori economici secondo un consolidato “sistema” camorristico, ma, soprattutto, di imporre una subcultura criminale, laddove il degrado sociale è più diffuso e consente loro di elevarsi a referenti alternativi per la sicurezza collettiva.
Nella sfera di influenza dei due cartelli camorristici gravita una galassia di sodalizi criminali, strutturalmente più piccoli e meno
evoluti, i quali, dotati di una propria autonomia operativa sebbene circoscritta all’area di competenza, si evidenziano per un più
evidente e maggiore impatto sulla percezione della sicurezza cittadina.
Un trend ampiamente confermato nei quartieri orientali della città che si caratterizzano per la presenza di una serie di gruppi criminali rientranti nella sfera di influenza dei due macro-cartelli camorristici. Una convivenza forzata che in più occasioni è sfociata in uno stato di accesa conflittualità anche con manifestazioni particolarmente violente.
Estorsioni, stupefacenti ed il reimpiego di denaro di provenienza illecita nel settore del commercio e distribuzione degli idrocarburi, i business più gettonati tra le strade della periferia orientale di Napoli.
Nel quartiere San Giovanni a Teduccio, il 7 febbraio 2023 i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare da cui sarebbe emersa la perdurante operatività del clan D’Amico, riconducibile alla sfera d’influenza del clan Mazzarella. L’attività investigativa ha condotto all’arresto di 24 soggetti accusati di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione e spaccio di stupefacenti. Tra i destinatari del provvedimento figurano, oltre ad appartenenti diretti della famiglia D’Amico, altri affiliati particolarmente spregiudicati che si sarebbero resi protagonisti di alcune azioni di fuoco contro esponenti dei gruppi rivali dei Rinaldi, Reale e Formicola, facenti capo all’Alleanza di Secondigliano ed operanti nel medesimo territorio. A San Giovanni a Teduccio opera anche il clan Silenzio, un tempo appartenente al clan Formicola con il quale poi sarebbe entrato in conflitto, facendo registrare alcuni atti intimidatori.
Nel quartiere Barra sarebbe confermata l’operatività del sodalizio camorristico composto dalle famiglie Cuccaro e Aprea, storiche consorterie del territorio tra loro legate anche da vincoli di parentela. Queste si caratterizzano per l’elevata capacità militare e la notevole disponibilità di armi, con interessi illeciti nel settore delle estorsioni e del controllo delle locali piazze di spaccio. Nel semestre considerato hanno attirato l’attenzione degli inquirenti soprattutto le giovani leve del clan. Come dimostrano i fatti del 20 marzo 2023, quando il 20enne Francesco Pio Valda, nel corso di una lite per futili motivi con un gruppo di coetanei del rione Traiano, nei pressi di uno chalet sul lungomare di Mergellina, ha impugnato la pistola e ha sparato diversi colpi ad altezza d’uomo, uno dei quali ha ferito mortalmente Francesco Pio Maimone, pizzaiolo 18enne di Pianura estraneo alla lite e alle dinamiche camorristiche. Sul lungomare Caracciolo, un mese prima, il 19 febbraio, i Carabinieri avevano tratto in arresto in flagranza 4 giovani pregiudicati riconducibili al gruppo Aprea, tra cui il figlio del boss Gennaro Aprea detto ‘o nonno, responsabili di detenzione illegale di armi, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione.
Episodio indice di attriti interni e che potrebbe avere ripercussioni sugli equilibri criminali nel quartiere, è rappresentato dal ferimento, avvenuto il 23 giugno 2023, nell’ambito del quale ebbe la peggio il figlio del boss del clan Aprea attualmente detenuto. La vittima, che al momento del fatto si intratteneva presso un circolo ricreativo della zona, sarebbe stata attinta da alcuni colpi d’arma da fuoco ad una mano e ad una spalla, esplosi da sconosciuti a bordo di uno scooter.
Il quartiere Ponticelli si caratterizza per l’eterna faida tra i De Micco-De Martino e i Minichini-De Luca Bossa Casella che già in passato ha dato vita a scontri violenti per la contesa del controllo delle estorsioni e delle piazze di spaccio.
Il clan De luca Bossa-Minichini-Casella è stato rimaneggiato dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 16 gennaio 2023 dai Carabinieri, che ne ha sensibilmente intaccato gli assetti con l’arresto di alcune figure apicali e affiliati, accusati di detenzione illegale di armi ed esplosivi, ricettazione, detenzione e spaccio di stupefacenti, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose. L’attività investigativa, in particolare, ha fatto luce su alcuni atti intimidatori risalenti a luglio 2022, indirizzati ad alcuni esponenti del clan rivale.
Il clan De Luca Bossa-Minichini-Casella starebbe attraversando un periodo di oggettiva difficoltà anche a causa degli attacchi dei De Micco-De Martino, numericamente superiori e rinvigoriti per la recente scarcerazione di alcune sue figure di rilievo.
In questo contesto si collocano tre omicidi ed una “stesa”: episodi che secondo gli inquirenti la prova tangibile dell’evidente situazione di instabilità degli equilibri criminali potrebbe indurre i clan a ricercare nuovi assetti.
Un’ipotesi che ha trovato pieno riscontro nell’operazione conclusa dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri il 9 agosto 2023 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 9 persone, accusate di tentata estorsione e detenzione illegale di armi, aggravati dalle modalità e finalità mafiose. Dall’attività investigativa, in particolare, sarebbe emersa l’esistenza di un patto di cooperazione tra alcuni gruppi camorristici che il GIP definisce “…quello che appare l’embrione di un nuovo “cartello” criminale – composto, allo stato, da esponenti al clan Aprea, De Martino-De Micco e Mazzarella”, non escludendo che lo stesso “…possa imporsi definitivamente sul territorio innescando ulteriori azioni di sangue…”