“Questo pomeriggio, 11 febbraio, mi è stato comunicato il quarto raid in pochi giorni ai danni di una delle mie attività, quella in via Luigi Volpicella che era stata presa di mira appena sei giorni fa. Vengo punito per aver chiesto ad alta voce giustizia e sicurezza per tutti noi, imprenditori e cittadini figli di questo degrado. Per fare impresa ci vuole sicurezza, per vivere senza paura ci vuole sicurezza. Oggi temo per la mia sicurezza e per quella dei miei dipendenti. Per questo, con mio grande rammarico, chiudo il punto di scommesse in via Volpicella fino a quando non ci saranno i presupposti per continuare ad operare in sicurezza. Domani, 12 febbraio, alle ore 12 presso il negozio di via Luigi Volpicella 374/376 siete tutti invitati per la consegna delle dimissioni e delle chiavi da parte dei dipendenti per decretare la vittoria del crimine nei confronti dello Stato.”
Una notizia che l’imprenditore Gianni Forte ha divulgato attraverso i social, poche ore prima di formalizzare la chiusura del suo centro scommesse in via Volpicella, al confine tra Ponticelli e Barra con la consegna delle chiavi da parte dei suoi ormai ex dipendenti. Una decisione maturata all’indomani dell’ennesima rapina, avvenuta la domenica prima e che ha visto i malviventi portare via un bottino di quasi seimila euro. La seconda subita dall’Eurobet in sei giorni.
Scosso e provato, l’imprenditore titolare di un Bar Tabacchi in via delle Repubbliche Marinare a Barra e di quattro Eurobet tra Barra, San Giovanni a Teduccio, Ponticelli e Portici, all’indomani dell’ennesimo raid subito da una delle sue attività ha chiuso il punto scommesse finito nel mirino dei rapinatori. Dichiara di non aver mai subito richieste estorsive esplicite, probabilmente fino a pochi mesi fa, il fatto che il suo bar sia assiduamente frequentato dalle forze dell’ordine aveva funto da fattore deterrente. Una certezza sfaldata bruscamente da una rapina durata otto minuti nel bar-tabacchi di Barra: “una vera e propria dimostrazione di forza – spiega Gianni Forte – con una grande ostentazione di prepotenza, ma la cosa che mi ha fatto più rabbia è stata l’indifferenza dei passanti che malgrado si stessero rendendo conto di quanto stava accadendo, si sono guardati bene dall’allertare le forze dell’ordine. Non era la prima rapina che ho subito, purtroppo, ma a differenza delle altre volte, proprio la mancata reazione della gente comune mi ha spinto a scrivere una lettera aperta al Dott. Gratteri che è stata poi ripresa dai principali quotidiani locali. E’ nata così l’idea di organizzare l’iniziativa del “caffè della legalità” nello stesso bar che subì quella rapina violenta. Un’iniziativa alla quale hanno aderito tante istituzioni, rappresentanti delle associazioni, esponenti del mondo politico, ma la risposta dei cittadini e dei commercianti del territorio è stata praticamente nulla.”
Una reazione che l’imprenditore non giustifica soltanto facendo riferimento alla paura, bensì prospetta uno scenario ben più allarmante: “la gente ormai è assuefatta, si è abituata alla criminalità che dilaga sul territorio. A prescindere dal mio caso emblematico che lo scorso 4 febbraio ha visto tre mie attività subire tre rapine nell’arco di mezz’ora, il problema è ampiamente esteso su tutto il territorio. Pochi giorni prima dell’iniziativa che ho organizzato nel mio bar sono state rapinate due farmacie e un supermercato. Ho fatto il giro delle attività commerciali del quartiere per invitare personalmente i commercianti ad aderire. Una farmacia ha subito una rapina pochi minuti dopo la mia visita e nei giorni successivi le rapine sono addirittura aumentante, a riprova dell’intenzione della controparte di alzare il tiro.”
“Qui comandiamo noi”: il messaggio che in maniera inequivocabile la criminalità locale mira a diramare con i fatti, ancor più all’indomani dell’atto di ribellione di Gianni che sta provando a scuotere i commercianti, ma soprattutto le istituzioni e la politica, affinchè possano attuare delle iniziative concrete: “non occorrono soltanto più uomini in divisa tra le strade della nostra periferia, ma che vengano stanziati fondi da destinare alle scuole e che in sostanza il governo prenda in carico una situazione disastrosa che dilaga nell’intera periferia est di Napoli, frutto di circa mezzo secolo di assenteismo e cattiva politica. Occorre un “decreto Barra”, al pari di quello varato ad hoc per Caivano”, afferma l’imprenditore.
Non ha potuto fare altro che abbassare la serranda, all’indomani dell’ennesimo raid subito da una delle sue attività, la scorsa domenica 11 febbraio: “quando la mia dipendente mi ha chiamato per comunicarmi quello che era accaduto era letteralmente in preda a un attacco di panico. Anche quando ci siamo recati in commissariato per formalizzare la denuncia faticava a riprendersi.” La paura ha preso il sopravvento, quella ragazza e gli altri dipendenti hanno comunicato al loro datore di lavoro di non sentirsi tutelati e pertanto preferivano cercare un impiego più sicuro. Restare seduti su quegli sgabelli a registrare le scommesse dei clienti era diventato un lavoro troppo pericoloso. Gianni si è visto costretto a prendere atto di quella decisione e adottarne, a sua volta, una ancora più drastica: chiudere definitivamente l’attività, almeno fino a quando le cose non cambieranno.
“In queste condizioni non si può lavorare. Quella di via Volpicella potrebbe essere la prima di una serie di chiusure. Se la situazione non cambia, potrei decidere di andare via da Napoli. Chiedo solo sicurezza per i commercianti, per chi fa impresa. In queste condizioni è impossibile continuare a lavorare.”
Non si è fatta attendere la replica delle istituzioni, la vice-presidente del Consiglio comunale Flavia Sorrentino, ha commentato così la notizia della chiusura dell’attività da parte dell’imprenditore che nelle settimane precedenti aveva promosso una iniziativa finalizzata a rilanciare la legalità nel quartiere Barra: “il Comitato di Ordine e Sicurezza tuteli gli imprenditori sani. Napoli non lascia solo chi lotta contro l’illegalità. Agli imprenditori sani della nostra città bisogna garantire attenzione e sostegno. Per questo ho chiesto al Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e all’Assessore alla legalità, Antonio De Iesu, di portare all’attenzione del Prefetto nel Comitato Ordine e Sicurezza la richiesta di aiuto di Gianni Forte, un esercente di Barra – San Giovanni che lo scorso gennaio ha organizzato un sit-in per la legalità insieme al Comune di Napoli e che stamattina, dopo l’ennesima rapina, ha scelto di abbassare la saracinesca e chiudere una delle sue attività. Il Sindaco mi ha già rassicurato circa il coinvolgimento del Prefetto sull’accaduto. Le istituzioni a tutti i livelli e le forze dell’ordine hanno il dovere di non lasciare solo o inascoltato chiunque operi in condizioni difficili e, ciononostante, ha il coraggio di denunciare e non arrendersi”.