I fatti recenti sembrano provare che “le pazzignane” del Rione De Gasperi di Ponticelli abbiano dimenticato che Tommaso Schisa non è il primo membro della famiglia ad averne “macchiato l’onore” con l’onta del pentimento.
Prima di lui, Ivan Maione, fratello di Vincenza Maione e fratellastro di Gabriella Onesto, ha intrapreso la via del pentimento, al culmine di una travagliata carriera camorristica.
Era il 28 maggio del 1995 quando, ancora minorenne, Ivan Maione uccide Salvatore Mazzarella, 50 anni, fratello del capoclan Ciro.
A fronte dei suoi 17 anni, Maione era pregiudicato per detenzione e porto abusivo di armi, furto e ricettazione. Gli agenti di polizia lo hanno bloccato che aveva ancora la pistola, una Beretta calibro nove, con dieci colpi nel caricatore ed uno in canna. Secondo la ricostruzione compiuta dagli investigatori, Salvatore Mazzarella, incensurato, impiegato comunale, era andato a San Giovanni a Teduccio a trovare la zia, Carmela, di settantuno anni. L’ uomo si trovava ancora in strada, quando Ivan Maione, a bordo di una Vespa di colore chiaro, assieme ad un complice che è riuscito a fuggire, gli si è avvicinato e ha sparato tre colpi contro Salvatore Mazzarella. L’uomo è stato raggiunto al torace. Poi Il sicario è subito sceso dalla Vespa ed ha sparato un quarto colpo. A questo punto gli agenti, richiamati dagli spari, sono intervenuti bloccando il giovane. Il complice ha tentato la fuga a piedi, poi ha raggiunto una Ford Fiesta di colore scuro con la quale è riuscito a sottrarsi alla cattura. La polizia ha ritrovato l’automobile abbandonata nel rione Villa: la zona è ritenuta la roccaforte del clan camorristico Rinaldi, eternamente in guerra con il clan Mazzarella per la gestione dei traffici illeciti nel quartiere San Giovanni a Teduccio.
Ivan Maione, all’età di 17 anni, mette la firma sull’omicidio di Salvatore Mazzarella, l’unico incensurato dei fratelli del clan di San Giovanni a Teduccio. Un omicidio che a suo tempo fece scalpore, soprattutto perché il killer minorenne fu fermato praticamente subito ed arrestato. Impugnava ancora l’arma e anziché scappare, se ne andava in giro con aria persa. “In questura ci accorgemmo subito che era completamente fatto. Aveva gli occhi sgranati, non connetteva”, dichiarò il capo della sezione omicidi partenopea.
Non aveva ancora compiuto la maggiore età, quando mise la firma su quel pesantissimo omicidio, compiuto insieme ad un complice, identificato poi in Ciro Rinaldi, reggente dell’omonimo clan, acerrimo e storico nemico dei Mazzarella e uno degli interpreti più autorevoli dell’alleanza intrecciata di recente tra i clan alleati di Napoli est di cui le sorelle di Ivan Maione, Gabriella Onesto e Vincenza Maione sono parte integrante.
Il delitto compiuto da Ivan Maione aveva già sancito la condanna a morte di suo fratello Antonio, vittima di una vendetta trasversale da parte dei Mazzarella. Quel fratello morto ucciso che appare in sonno a Gabriella Onesto, durante le tormentate notti segnate dalla notizia del pentimento del nipote Tommaso Schisa. Un sogno premonitore, secondo quanto confida la donna alla sua fedele collaboratrice, ignara di essere intercettata. Un’apparizione voluta per annunciare il sopraggiungere di eventi negativi: motivo per il quale Gabriella Onesto teme di andare incontro allo stesso destino del fratello. Un timore che la Onesto aveva già esternato all’indomani dell’agguato indirizzatole a Porta Nolana e che proietta la rivalità tra i Mazzarella e i clan alleati di Napoli est ben oltre le mere dinamiche correlate alla spartizione del territorio.
Condannato a 18 anni di reclusione, Ivan Maione viene scarcerato anzitempo, perché decide di collaborare con la giustizia.
Una storia controversa e ricca di colpi di scena, quella di Ivan Maione. Tra le tante cose, il fratellastro di Gabriella Onesto in veste di collaboratore di giustizia, smaschera agli occhi degli inquirenti il sistema con il quale venivano reclutati gli affiliati ai clan tra i detenuti in carcere.
La sua scarcerazione maturò anzitempo, al termine dei sei mesi utili a confermarne l’effettiva volontà di collaborare con la giustizia, gli venne infatti concessa la possibilità di ricostruirsi una nuova vita e una nuova identità lontano da Napoli, ma è poi tornato a vivere all’ombra del Vesuvio.
Trasferitosi nell’entroterra vesuviano, a pochi chilometri di distanza da Ponticelli, dove aver soggiornato per un periodo nel rione De Gasperi, nel 2016 Maione, ormai 40 enne, fu misteriosamente ferito da due colpi d’arma da fuoco, ma dichiarò di non essere stato vittima di un agguato, bensì di un tentativo di rapina da parte di ignoti intenzionati a sottrargli lo scooter. La sua versione, piena di incongruenze, non convince gli investigatori.
Un proiettile lo ferisce al braccio destro, un altro gli procura una ferita superficiale all’addome, i sicari sono entrati in azione nei pressi della sua abitazione al piano Napoli di via Settetermini a Boscoreale.
Il nome di Ivan Maione finisce nuovamente sulle pagine di cronaca nel 2018, quando si rende autore del furto di una bicicletta elettrica. Incastrato dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato di polizia di Torre Annunziata e dai vigili urbani di Castellammare, per un furto avvenuto nel quartiere Savorito, una delle più grandi piazze di spaccio della città stabiese. Gli investigatori sono riusciti a risalire al 41enne, che attualmente vive nel rione Provolera a Torre Annunziata, attraverso il sistema di videosorveglianza.
L’unico dato certo è che il trattamento benevolo ed indulgente riservato a Ivan Maione stride terribilmente con la condotta irriverente esternata dalle “pazzignane” in riferimento al pentimento di Tommaso Schisa. Un mistero tutto da decifrare, uno dei tanti che sottolineano controsensi e paradossi delle condotte dei cultori del “codice d’onore” della camorra.