Uno spettacolo pirotecnico eclatante, quello andato in scena durante la prima serata dello scorso sabato 10 aprile in via Franciosa a Ponticelli, quartier generale del clan Casella.
Intorno alle 21,30 sono stati esplosi fuochi d’artificio per circa 15 minuti, ininterrottamente.
Un evento tutt’altro che irrilevante, in virtù del momento storico piuttosto concitato che si respira attualmente sul fronte camorristico di un quartiere di recente teatro di una faida di camorra e che consegnerebbe ben pochi motivi per festeggiare alla cosca di via Franciosa. Il condizionale è d’obbligo, considerando che quei fuochi potrebbero essere stati esplosi proprio per suggellare l’egemonia dei Casella, in virtù di qualche evento propizio che può averli favoriti.
All’indomani dell’arresto di Giuseppe Righetto, fratellastro dei Casella e figura di punta dell’omonimo clan, giunto al culmine di un’escalation di agguati che hanno portato, in primis, proprio al ferimento di ‘o Blob – questo il soprannome di Righetto – e poi alla morte di Giulio Fiorentino, 29enne ritenuto contiguo al clan XX, su via Franciosa è calato un clima di pauroso silenzio.
I Casella, infatti, vivono ormai da diverso tempo rintanati nelle loro abitazioni, poichè temono la replica del clan rivale e ancor più che di qui a poco possano andare incontro allo stesso destino di Righetto, arrestato lo scorso 21 marzo insieme a Nicola Aulisio, figlio di Luigi Aulisio, cognato dei fratelli Casella, ferito in un agguato lo scorso ottobre.
Una faida esasperata dall’esplosione di un ordigno artigianale in via Luigi Crisconio, lo scorso 19 marzo. Una vicenda che ha imposto un tacito patto di non belligeranza ai clan in lotta per il controllo del territorio. Una tregua necessaria per capire, in primis, chi e perchè ha piazzato quella bomba proprio lì, all’esterno del palazzo in cui vive Mattia Ottaiano, il giovane arrestato dalla polizia di Stato insieme a suo cugino di recente, al culmine di un inseguimento, perchè trovati in possesso di due pistole.
Uno scenario camaleontico, mutato repentinamente, dalla sera dell’8 marzo, quando ‘o Blob fu ferito ad una mano in circostanze ancora da decifrare, fino all’arresto dei due giovani che potrebbero ricoprire un ruolo tutt’altro che irrilevante nel complesso intreccio di alleanze e collaborazioni imbastito di recente dai clan di Ponticelli.
L’evento più silenzioso e al contempo più eclatante maturato in questo fragoroso scenario è senza dubbio la scarcerazione di Marco De Micco, fondatore dell’omonimo clan. Un ritorno che concorre a minare la serenità dei Casella che vantano un rapporto tutt’altro che idilliaco con i “Bodo”.
In uno scenario tutt’altro che sereno e segnato da circostanze che nulla di buono lasciano presagire per la cosca di via Franciosa, soprattutto in virtù delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia che di qui a poco potrebbero tradursi in un nuovo blitz, il fragoroso spettacolo pirotecnico andato in scena lo scorso sabato sera disegna sul cielo di Ponticelli uno scenario misterioso.
Esclusa l’ipotesi che possa essersi trattato di festeggiamenti di un compleanno, in quanto, in quel caso, i fuochi sarebbero stati esplosi allo scoccare della mezzanotte, come la tradizione impone. L’orario in cui è andato in scena lo spettacolo pirotecnico, unitamente alla portata della performance, pochi dubbi lasciano in merito alle motivazioni che possono aver indotto i Casella a “festeggiare”. Gli eredi di “Pachialone” devono avere una motivazione tanto valida quanto importante per rompere il silenzio e tornare ad attirare l’attenzione.