La vicenda cruciale che ha segnato la vita di Ciro Cirillo, morto all’età di 96 anni ed ex presidente della Regione Campania, viene brillantemente raccontata nel film “Il Camorrista”.
La pellicola riproduce la vicenda che vide per protagonista l’esponente di punta della Dc fu sequestrato dalle Brigate Rosse nel 1981, – seppure nel film venga indicato con il nome doi Mimmo Mesillo – quando era assessore regionale all’urbanistica, in un sanguinoso rapimento avvenuto a Torre del Greco, per poi essere rilasciato dopo diversi giorni di prigionia in circostanze ancora oggi avvolte nel mistero. Una vicenda che divenne un caso politico che coinvolgeva i servizi segreti, i vertici della Dc, e Raffaele Cutolo, capo della nuova Camorra.
Era il 27 aprile del 1981 e ai piedi del Vesuvio si respirava appieno il clima d’ostilità del post-terremoto, quando Cirillo fu sequestrato dalle Brigate Rosse in via Cimaglia a Torre del Greco. Cirillo fu raggiunto – è stato poi ricostruito nel tempo – da cinque componenti delle Br nel garage sotto casa che fecero fuoco uccidendo l’agente di scorta, il maresciallo di polizia Luigi Carbone, e l’autista Mario Cancello, mentre fu ferito alle gambe l’allora segretario di Cirillo.
Il sequestro Cirillo durò 89 giorni e le foto di Cirillo che stringeva tra le mani i quotidiani per dimostrare che fosse in vita sono diventate l’emblema di quella vicenda. Cirillo fu liberato all’alba del 24 luglio dello stesso anno in un palazzo disabitato di via Stadera a Napoli. Il giorno precedente le Brigate Rosse annunciarono la liberazione di Cirillo a seguito del pagamento di un riscatto di quasi un miliardo e mezzo di vecchie lire.
Cirillo, prima di approdare alla Regione Campania, era stato a lungo anche presidente della Provincia di Napoli. L’ultima uscita pubblica è dello scorso anno, quando decise di festeggiare con la famiglia i suoi 95 anni.