L’agguato di capodanno, consumatosi nel cuore di Forcella, poche ore prima di cenone e brindisi, costato la vita a Maikol Giuseppe Russo, messo a segno da un commando di otto persone a piazza Calende, conferma come lo scenario camorristico che tiene banco tra i vicoli del centro storico sia improvvisamente mutato.
È lì che si sta scatenando una nuova guerra e ad alimentarla stavolta ci sarebbero gli uomini che qualcuno aveva considerato i soldati di un esercito in rotta. Così non è stato. I dettagli dell’esecuzione del giovane 27enne che pur non essendo considerato un camorrista ha pagato con la vita l’ultimo agguato del 2015 sono indicativi di una prova di forza, un’ostentata dimostrazione della caccia all’uomo da parte di chi vuole riprendersi il controllo di Forcella e di tutte le piazze di spaccio di droga della zona. Dal Borgo a Foria, da piazza Bellini alla Maddalena.
Nel mirino dei killer il 31 dicembre scorso non doveva finirci Maikol Russo, ma uno degli ultimi rampolli del cartello Sibillo-Giuliano, forse addirittura Raffaele, ventenne figlio di Salvatore Giuliano, detto ‘o montone, oggi collaboratore di giustizia. La furia vendicativa di chi vuole regolare i conti con ciò che resta della paranza dei bimbi si sarebbe insomma riversata sull’unico dei giovanissimi Giuliano ancora rimasti in libertà a Forcella. E non è escluso che effettivamente Raffaele junior si trovasse in piazza Calenda quando qualcuno che ha fatto partire la soffiata con una telefonata i killer, dando di fatto il via libera al raid.
Nessuna ipotesi investigativa viene al momento scartata. Ma il clima di terrore che si respira in questi giorni a Forcella certo non aiuta gli inquirenti a ricostruire la verità. Basti pensare che subito dopo l’omicidio del 31 dicembre gli stessi titolari del bar al cui interno si trovava la vittima si diedero da fare per chiudere il locale. Rintracciati dagli agenti della Mobile, riaprirono i battenti solo un’ora dopo per consentire agli esperti della Scientifica (diretta da Fabiola Mancone) di effettuare i rilievi. Va da sé che cercare testimonianze, per non parlare di collaborazioni, oggi è quasi una chimera nel quartiere scosso da questa nuova ondata di violenza.
Paura e omertà continuano a condizionare anche le persone oneste di Forcella. Le indagini si muovono su un orizzonte largo. E non trascurano i particolari. Gli inquirenti hanno ben chiaro il quadro generale, popolato da personaggi pericolosissimi e di notevole spessore criminale. Tra loro ci sarebbe un noto pregiudicato, da tempo affiliato proprio al gruppo dei Mazzarella di piazza Mercato, che avrebbe puntato gli occhi su Forcella come zona da riconquistare a pieno titolo.
E pensare che tutto aveva avuto inizio quasi per gioco: le nuove leve di una camorra cresciuta all’ombra dei peggiori esempi criminali di Forcella – a cominciare dalla saga della famiglia Giuliano – da un giorno all’altro avevano deciso di lanciare il guanto di sfida a ras e gregari di una cosca storica, da tanti odiata perché vista come un esercito invasore giunto ad usurpare il proprio territorio.
Era cominciata così la faida della paranza dei bimbi capeggiati da Emanuele Sibillo: con l’apertura di cinque piazze di spaccio «autonome», immuni cioè dal controllo dei Mazzarella, signori e padroni di mezza Napoli in fatto di racket e vendita di stupefacenti.