Si torna a sparare nella “terra di Gomorra”, in quell’area erta a teatro di sanguinose e concitate faide nel corso dell’ultimo decennio.
Due omicidi maturati a distanza ravvicinata nel giro di una settimana e che probabilmente sanciscono l’incipit di una nuova faida di camorra a Napoli Nord.
Raffaele Stravato, 39 anni, pregiudicato, assassinato lo scorso venerdì pomeriggio, raggiunto da diversi colpi di pistola tra Scampia e Marianella. Una settimana prima, nel cuore della notte, è stato giustiziato Domenico Aporta, rimasto a terra per almeno tre ore a San Pietro a Patierno, ucciso in un agguato e condannato a morte dall’omertà repentinamente riversata sulla scena del crimine. Ucciso per uno sgarro interno al suo clan, quello dei “girati dei Vanella-Grassi”, un gruppo nato nella Secondigliano vecchia che, dopo anni di fedeltà ai Di Lauro, ha deciso di rivoltarsi a vecchi schemi criminali, dando vita ad una enclave autonoma nel sistema delle piazze di spaccio dell’area nord. Nemici giurati degli scissionisti, anche se non hanno mai smesso di dialogare con gli Amato, grandi importatori di droga dalla Spagna.
Ma l’area nord è un’area animata da tanti clan ed innumerevoli dinamiche, intrecci e scenari criminali, tremendamente abili a tramutarsi in scenari di guerra. Ci sono i Lo Russo, galvanizzati dalla scarcerazione di uno dei boss-cardine della famiglia, il cui potere criminale si rivela capace di aggredire attività di diverso tipo: la droga, le estorsioni, con un pressing che negli ultimi anni è tornato a battere sulle cittadelle ospedaliere dell’area collinare. Un’intercettazione in carcere acquisita dalla Dda di Napoli, da cui emerge con chiarezza un tentativo di spartizione del racket sugli appalti negli ospedali: metà a quelli del Vomero, l’altra a quelli dei Lo Russo.
Mentre i Vanella-Grassi sono governati da due latitanti storici: Umberto Accurso (classe 1992), inseguito dall’accusa di un duplice omicidio, e da Corrado Orefice, più vecchio del primo di una generazione. Sono loro a garantire controllo del territorio e i vari business finalizzati ad incrementare le finanze del clan, in stretto raccordo con i fedelissimi di Antonio Mennetta, quello che qualche anno fa confidava alla madre di voler diventare «imperatore di Scampia».
“La girata” ha ufficialmente e materialmente inizio nella primavera del 2011 con l’agguato consumato contro un gruppo di soggetti capeggiati da Raffaele Di Lauro, penultimo dei figli del padrino Paolo Di Lauro, in una scena che viene ricostruita dai pentiti. Attimi carichi di tensione che restano scolpiti nella mente delle due giovani donne che assistono allo scontro a fuoco, rimanendo impietrite di fronte al raid che costerà la morte di Antonello Faiello. Per loro due la vita riprende pochi attimi dopo, nonostante siano state testimoni di una scena che toccherà poi ai carabinieri ricostruire nei minimi particolari: arrivano quelli del gruppo Di Lauro, che sono a caccia di “Paoluccio ’o terrore”, uno degli uomini della Vannella, ma si trovano di fronte lo stato maggiore dei cosiddetti «girati». C’è una mossa decisiva per capire i rapporti di forza a Secondigliano: viene immobilizzato Di Lauro jr, all’epoca minorenne, perché anche nella guerra solitaria dei «girati» non è consentito ammazzare il figlio del boss, poi si apre il fuoco. I girati fanno un morto (Faiello) e un ferito (Luigi De Lucia), poi ottengono la pace con i Di Lauro, per aprire il fronte contro gli scissionisti. Un risultato «politico»: tutto in una manciata di secondi, quanto basta per cambiare la storia criminale di un pezzo di città e che da quel momento ha generato almeno 20 omicidi, ma anche per segnare la vita di due cittadine. Madre e figlia, sorelle o amiche, sono loro ad assistere a cosa sta accadendo lì di fronte, sono loro a capire che sono tornati a soffiare venti di guerra. Sullo stesso marciapiede, sempre secondo la ricostruzione della Dda di Napoli, scene ormai abituali. Gente che sgomita per scappare, mentre ai lati delle strade i fari di potenti scooter schizzano via, senza una meta precisa.
In quella circostanza, decisivo fu il contributo dei pentiti Illiano e Lombardi. Posti dinanzi a quel video, riconoscono ex amici e nemici, inchiodano diverse persone tra cui Umberto Accurso, ormai pronto, secondo quanto sancisce la cronaca contemporanea, a far ritorno sulla scena criminale ritagliandosi un ruolo da protagonista.