Le mani affondano nella vergogna mentre raccontano “la storia” legata a questa foto.
Una foto che, a sua volta, racconta una storia.
“Una vecchia storia” che torna alla ribalta.
Quella povertà ironicamente decantata dagli “eterni” Totò e Peppino in viaggio alla volta di Milano accompagnati dalla fantomatica “valigia di cartone”.
Prima di addentrarsi nella viva e triste realtà, però, vale la pena di fare un passo indietro per ripercorrere “il momento della consegna”.
Questa foto è stata inoltrata da un account qualunque, alla pagina facebook “Il Vrenzolario – The Original”.
Quell’utente ha rilevato in questa immagine la medesima “ironia” che regna negli strafalcioni grammaticali e negli outfit coloriti che animano i post di quella seguitissima pagina.
Quel qualcuno ha riso del disagio vissuto da un “meno abbiente” o forse non ha saputo o voluto riconoscere quella condizione di difficoltà.
E si fatica, si fa davvero fatica, a stabilire quale delle due chiavi di lettura sia “la meno peggio”.
Gli admin della pagina, allora, a loro volta, ci hanno inviato quest’immagine, accompagnata da una semplice, ma eloquente richiesta: “Pensate voi a trovare il modo più appropriato di spiegare perché questa foto non fa ridere”.
Il buon senso non si spiega, né può essere insegnato. Purtroppo.
Ignoranza, inconsapevolezza, insensibilità, inadeguatezza, cattivo gusto, superficialità, approssimazione.
Non si sa verso quale binario incanalare la condotta di chi deride, denigra e sbeffeggia le sciagure altrui. Soprattutto in un’epoca in cui sotto la voce “altrui” versano tante, troppe persone, alle quali, ogni giorno, scene aggiungono delle nuove.
“Siamo ritornati al medioevo, guardate questo poveraccio con che valigia è partito!!!” Questo il messaggio che accompagnava la foto incriminata.
Avvalersi del suddetto contenitore per custodire i propri beni, talvolta, non rappresenta un errore dettato dalla sbadataggine o dall’inconsapevolezza.
Quell’agglomerato di spago e cartone personifica principalmente una “valigia di speranza”.
E le avversità che franano nella vita di chi soccombe ed arranca al cospetto delle vicissitudini della vita non sono mai sinonimo di “scherno” o “vergogna”.
La povertà non è vergogna.
Le mani che afferrano precipitose istantanee da erigere al centro di facile ed opinabile ilarità, invece si, si sporcano decisamente di vergogna.
Quella valigia, fiancheggiata dall’umile e sommessa ironia di Totò, faceva ridere. Proiettata in quest’ottica, becera ed opinabile, decisamente no.