Fin dalle prime ore del mattino, la peculiare “fragranza” della frittura si dirama lungo i vicoli del centro storico e degli altri nevralgici punti della città invasi dal business del momento.
Stamani, per tutta risposta, – secondo quanto notificato da Francesco Emilio Borrelli dei Verdi e Gianni Simioli della Radiazza _ a Via Chiaia è intervenuta la Polizia Municipale per sequestrare un carico di patate e oli per un negozio Chipstar che sarebbe risultato in condizioni tutt’altro che idonee. Il carico, secondo alcuni testimoni, sarebbe giunto su un camion pieno di materiali edili e per intervento su strada ed era in condizioni igienico sanitarie che apparivano assolutamente inadeguate per il trasporto di generi alimentari, con patate e oli sistemati vicino a strumenti per il lavoro su strada e anche a segnaletica. I vigili urbani avrebbero sequestrato la merce anche per far effettuare ulteriori controlli sanitari.
In un comunicato stampa, la polizia municipale scrive che «il veicolo veniva sottoposto a fermo amministrativo mentre la merce alimentare che consisteva in 20 sacchi di patate da 25 Kg per un totale di 500 Kg veniva sottoposta a sequestro penale, confiscata e distrutta ai sensi dell’art. 5 della Legge 283/62 perché la merce alimentare era a stretto contatto con materiali ferrosi, segnali stradali, solventi e polveri tale da risultare insudiciata ed inquinata; il tutto per la salvaguardia della sicurezza alimentare e delle condizioni igienico-sanitarie».
Una vicenda che rincara il malcontento generale, di per sé giunto a livelli più che elevati e che lievita di giorno in giorno, in virtù dei disagi che si rivelano abili a generare le patatinerie.
La situazione si fa più seria, perché ad intere strade ridotte a pattumiere a cielo aperto e contaminate da puzze sgradevoli, si addiziona il potenziale danno alla salute esercitato dal consumo dei suddetti cibi, poiché se quanto emerso quest’oggi, dovesse trovare effettivo e tangibile riscontro nella realtà, la vicenda assumerebbe una piega alquanto grave e getterebbe una severa ombra sul sistema di sicurezza alimentare di questi negozi e sulle modalità di trasporto dei prodotti che vengono, infine, proposti ai clienti.
Una realtà che impone controlli a tappeto, soprattutto in virtù del fatto che tra Napoli e provincia si rileva maggior numero di locali aperti rispetto al resto d’Italia, con un rapporto di 10 a 1 con Milano e Roma, a dispetto della maggiore densità media di popolazione che si rileva in queste due metropoli rispetto al capoluogo campano.