Il 26 ottobre 1991, il quindicenne Lucio Donnarumma, fu ucciso in un agguato di camorra mentre tentava di spostare l’auto del fratello davanti alla pizzeria di famiglia. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, i killer avevano preso di mira il fratello maggiore, Gennaro Donnarumma, ritenuto vicino a un clan locale, ma al buio scambiarono Lucio per l’obiettivo designato.
L’agguato avvenne nella notte, nel vialetto antistante la pizzeria «Ciccio ‘o Ciccione», gestita dal padre Francesco Donnarumma. Lucio era appena entrato nell’auto quando i due sicari, probabilmente appostati, spararono con fucili calibro 12 caricati a pallettoni. Fu colpito al torace e al volto; trasportato all’ospedale di Castellammare di Stabia, morì pochi minuti dopo, a causa di ferite gravissime riportate.
Le indagini dell’epoca indicarono che l’agguato faceva parte della lotta tra il clan D’Alessandro e gli Imparato, che dominavano la zona est di Napoli e i comuni vicini. Gennaro era considerato dalla polizia un “simpatizzante” del clan D’Alessandro, elemento che lo rendeva bersaglio in uno scontro di potere.
Pochi mesi prima, un altro fratello di Lucio, Salvatore Donnarumma, di 19 anni, era stato ucciso in circostanze analoghe, sempre davanti al portone di casa. Questo duplice lutto per “errori” nel quartiere rafforzò il senso di impunità e paura tra le famiglie e i residenti del territorio.
I testimoni riferirono che gli spari, almeno sei, furono chiaramente uditi nell’oscurità della notte. I killer fuggirono su un’autovettura guidata da un complice. Le indagini degli inquirenti non riuscirono a portare all’identificazione di tutti i soggetti che parteciparono all’agguato.









