Venezia ha accolto con un lungo applauso Nino D’Angelo, protagonista di un incontro che ha messo al centro la sua vita, la sua musica e il percorso artistico di oltre mezzo secolo. Con l’autenticità che lo contraddistingue, l’ex “caschetto d’oro” ha raccontato la sua storia, senza filtri e con la forza di chi ha sempre saputo trasformare il dolore in arte.
«Io mi racconto da 50 anni – ha detto D’Angelo – dovendo affrontare negli anni ’80 il pregiudizio che è stata la montagna più grande da scalare. Le persone hanno sempre visto il caschetto d’oro, e questo mi ha fatto attraversare anche la depressione negli anni ’90. Ma quell’esperienza mi ha cambiato, e l’ho poi raccontata anche ironicamente in teatro».
Il cantautore napoletano ha sottolineato come la sua carriera sia stata segnata non solo dal successo, ma anche da una continua lotta per affermare la propria identità artistica: «Io sono stato fortunato, ho avuto successo e non ho più bisogno di riscattarmi. I miei figli hanno avuto le opportunità e i diritti di studiare: sono nati borghesi, io no. Io voglio dare voce a chi non ne ha».
Con la sincerità di sempre, D’Angelo ha ricordato le sue origini umili, la necessità di diventare “già uomo grande” a 13 anni per aiutare il padre a mantenere la famiglia. Una verità che non ha mai nascosto e che ha riversato, con coerenza, nei testi delle sue canzoni: «Non mi sono mai vergognato di quella povertà. Nelle mie canzoni ho raccontato la mia vita e quella di tante persone che non hanno avuto la mia fortuna. Perché l’uguaglianza è un’utopia: non esiste. Chi invece di fermarsi al caschetto d’oro avesse letto i contenuti reali dei miei testi, mi conoscerebbe davvero».
Applausi e commozione hanno accompagnato le sue parole, confermando il legame forte che lega D’Angelo al suo pubblico. Da interprete di una Napoli popolare a simbolo di riscatto e autenticità, oggi il cantautore si racconta senza più maschere: un uomo che ha fatto della verità e della musica la sua forza.
A Venezia, ancora una volta, Nino D’Angelo non ha cantato solo per sé, ma per tutti coloro che non hanno mai avuto una voce.