L’esercito israeliano ha istituito una zona umanitaria nell’area di Al-Mawasi, a Khan Younis, dotata di strutture essenziali come ospedali da campo, condutture d’acqua, impianti di desalinizzazione e riserve alimentari. L’invito è rivolto alla popolazione di trasferirsi lì per migliorare le condizioni di sicurezza e accesso a servizi vitali.
Escalation militare e bombardamenti sui grattacieli
Israele ha intensificato l’offensiva su Gaza City, colpendo diversi grattacieli. A seguito degli inviti all’evacuazione verso le zone umanitarie, le operazioni hanno distrutto edifici alti, provocando numerose vittime tra i civili, tra cui persone in cerca di aiuti. Molti palestinesi stanno subendo gli effetti di una situazione sanitaria e alimentare ormai insostenibile.
L’esercito israeliano ha dichiarato di controllare circa il 40% di Gaza City, con avanzamenti significativi nei quartieri Zeitoun e Sheikh Radwan. Solo di recente, si registravano decine di morti tra i civili a causa degli attacchi.
Crisi alimentare: fame e malnutrizione in aumento
Nel periodo di agosto, oltre 7.000 bambini sotto i cinque anni sono stati inclusi in programmi di recupero dalla malnutrizione; si prevede che entro fine mese si superino i 15.000 casi solo nella fascia infantile. La fame è stata ufficialmente dichiarata a Gaza City.
Si tratta della peggior situazione registrata dall’inizio del conflitto, secondo l’UNICEF: circa 450.000 bambini sono in pericolo immediato a causa delle bombardamenti, della fame e della mancanza di condizioni igienico-sanitarie.
Media e accesso agli aiuti
È in programma l’espansione del “Operation Gideon’s Chariots II”, con l’apertura di otto centri di distribuzione alimentare in sei settimane per servire la popolazione sfollata, ai tre attivi se ne aggiungeranno altri prossimi all’apertura a Rafah, gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation. Parallelamente, si sta lavorando al potenziamento delle infrastrutture idriche.
Stati Uniti e negoziati per il rilascio degli ostaggi
L’ex presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno conducendo negoziati “molto approfonditi” con Hamas, sollecitando la liberazione immediata dei circa 50 ostaggi ancora in mano al gruppo, di cui solo una ventina si ritiene ancora in vita. Le condizioni, però, restano rigide: pace solo con rilascio totale, disarmo di Hamas e nuove amministrazioni civili nella Striscia.
Umanità sotto attacco: L’escalation militare e la crisi umanitaria si intrecciano: i bombardamenti sui centri abitati, compresi quelli designati per la protezione civile, aumentano il rischio per la popolazione vulnerabile.
Bambini tra la fame e la violenza: L’UNICEF e le visite nei centri pediatrici raccontano una realtà drammatica di bambini sofferenti, affamati e traumatizzati.
Aiuti ancora limitati: nonostante gli sforzi per incrementare i corridoi e strutture di supporto, l’accesso umanitario rimane frammentato e insufficiente.
Il rilascio degli ostaggi è l’unico tema di dialogo ancora attivo, ma le condizioni imposte da Israele e la fragilità politica globale al momento impediscono progressi significativi.