Una nuova svolta nelle indagini sul caso del sito sessista Phica.eu: gli inquirenti avrebbero individuato il presunto amministratore della piattaforma, un uomo di 45 anni originario di Pompei, ora residente a Scandicci, in provincia di Firenze.
Si tratterebbe di Vittorio Vitiello, nato a Pompei e residente a Firenze, titolare dal 2023 della società Lupotto Srls, con sede legale a Genova e operante nel settore della pubblicità su social network tramite influencer.
Le autorità sospettano che Vitiello abbia operato online utilizzando gli pseudonimi “BossMiao” e “Phicamaster”, coordinando le attività di pubblicazione di immagini private di donne — rubate o acquisite senza consenso — e gestendo una rete che richiedeva denaro alle vittime per far rimuovere i contenuti compromettenti.
Il forum, attivo dal 2005, ospitava foto di donne pubbliche e private — tra cui influenti politiche, influencer e attrici — corredate da commenti sessisti e volgari. Le vittime venivano contattate per cancellare i contenuti, dietro pagamento periodico che variava tra 250 e 1000 euro, spesso attraverso bitcoin o bonifici camuffati.
Il caso è ora seguito dalla Procura di Roma, con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini coordinatore delle indagini. Nella sede di Piazzale Clodio si è svolto un vertice tra magistrati e polizia postale per preparare l’informativa preliminare, nell’ambito di un’inchiesta che esplora il reato di estorsione aggravata, ricostruendo reti di pubblicazione, responsabilità e flussi finanziari sospetti.
Tra le vittime, la sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha formalmente denunciato la presenza delle sue foto sul sito. Anche personaggi di rilievo come Giorgia Meloni, Elly Schlein e Maria Elena Boschi hanno visto immagini private finire su Phica.eu, suscitando scalpore pubblico e rendendo la questione un caso nazionale.
Intanto, l’imprenditore Roberto Maggio, ingiustamente associato al sito nei giorni scorsi, ha chiarito che né lui né la sua società — la Hydra Group — hanno alcun legame con la piattaforma. Ha annunciato azioni legali nei confronti di chi lo ha diffamato, esprimendo fiducia nella polizia postale per ricostruire la verità.