A Napoli, la storica Piazza del Plebiscito – cuore simbolico e turistico della città – è stata teatro di un’accesa contestazione pubblica per la presenza ingombrante di bagni chimici in spazi centrali e simbolici.
Un bagno chimico blu è stato posizionato al centro di Piazza del Plebiscito, scatenando un’ondata di frustrazione tra cittadini e media, che hanno denunciato il colpo all’immagine della città.
Pochi anni prima, nel corso di una celebrazione, vennero collocati bagni chimici sotto la statua di Vittorio Emanuele II. Le reazioni spaziarono dalla indignazione — “Non c’è rispetto per la storia” — all’ironia pungente: “Li hanno messi sotto il re, giusto almeno”
Cittadini, utenti e rappresentanti delle istituzioni hanno criticato duramente l’immagine, definita mortificante per la città. Inoltre, è emerso che il Comune ha speso 114.000 euro di fondi pubblici (tassa di soggiorno) per far sorvegliare cinque bagni chimici con personale privato. L’operazione ha suscitato domande sull’opportunità di investire in soluzioni strutturali più durature.
L’accavallarsi di posizionamenti discutibili, spese pubbliche e critiche istituzionali punta i riflettori sulla necessità di una pianificazione più rispettosa del patrimonio storico e dell’immagine urbana. Si leva l’appello per soluzioni più dignitose e integrate, capaci di unire funzionalità e decoro nella gestione degli spazi simbolo.