Il 13 agosto del 2019 l’Italia accoglie con commozione una triste notizia: la scomparsa prematura di Nadia Toffa, giornalista e conduttrice de Le Iene, che con il suo sorriso contagioso, la sua energia inesauribile e la sua schiettezza ha saputo entrare nelle case e nel cuore di milioni di italiani.
Nadia non era solo un volto televisivo amato: era una professionista capace di unire empatia e determinazione, pronta a denunciare ingiustizie e a dare voce a chi viveva ai margini del silenzio mediatico.
Nel dicembre 2017, un malore la costrinse a rivelare pubblicamente di avere un tumore al cervello. Da quel momento, scelse di affrontare la malattia a viso aperto, raccontando senza filtri le fasi della terapia e le difficoltà fisiche ed emotive.
Il suo racconto non era mai autocommiserazione: era un inno alla vita, un messaggio di forza e di speranza per chi stava vivendo la stessa battaglia.
Il lavoro di Nadia è ricordato soprattutto per due grandi filoni di inchiesta che hanno segnato il giornalismo italiano recente.
La Terra dei Fuochi: dal 2013, Nadia si è immersa in quelle terre tra Napoli e Caserta devastate dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Con coraggio e delicatezza, ha raccontato storie di bambini malati, famiglie colpite da lutti e comunità in lotta per la verità, portando il tema sotto i riflettori nazionali.
L’Ilva di Taranto: le sue inchieste sull’acciaieria più grande d’Europa hanno mostrato il volto umano dell’inquinamento. Quartieri coperti da “nubi rosse”, malattie diffuse, vite spezzate. Non si è fermata alla denuncia: con la campagna “Ie Jesche Pacce Pe Te”, promossa insieme a musicisti pugliesi, ha contribuito alla raccolta fondi che ha portato all’apertura del nuovo reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale SS. Annunziata di Taranto. Nel 2019, la città le ha conferito la cittadinanza onoraria.
Nadia Toffa ha insegnato che il giornalismo può essere al tempo stesso indagine e abbraccio, denuncia e carezza. La sua energia, la sua curiosità e la sua voglia di giustizia continuano a ispirare colleghi e spettatori.