Ponticelli, il quartiere che da anni vive sull’orlo di una guerra invisibile, è stato nuovamente scosso nella notte tra il 1° e il 2 maggio 2025. Un ordigno è esploso in via Luigi Franciosa, distruggendo l’auto di proprietà di Luigi Aulisio, noto esponente della criminalità locale, attualmente detenuto. Ma, come spesso accade in un contesto dove la paura e la violenza sembrano diventare routine, l’esplosione non ha sortito alcun tipo di clamore. Non solo perché la paura a Ponticelli ha ormai preso una forma quotidiana, ma soprattutto perché il fragore della bomba è stato soffocato da una realtà ben più pericolosa: l’assenza di un’informazione reale, tempestiva e sul campo.
Oggi, solo oggi, i quotidiani locali riportano la notizia dell’esplosione. Ma cinque notti sono passate dal grave accaduto. Eppure, ci si potrebbe aspettare che una bomba, che distrugge un veicolo, nel cuore di un rione di edilizia popolare adibito a roccaforte di un clan, venga raccontata immediatamente, con dovizia di dettagli e con la giusta attenzione. Invece, si scopre che la notizia è arrivata solo dopo un lungo silenzio, alimentato da un sistema che preferisce non raccontare o lascia che le informazioni vengano rese note solo quando non fanno più rumore. Per l’appunto.
Chi ha “spifferato” la notizia a chi pensava di aver pubblicato uno scoop, in realtà, ha solo concesso di far emergere un’informazione che era ormai vecchia e “inoffensiva”. La notizia, che sarebbe dovuta essere un allarme, è arrivata come una banalità, ormai senza quella carica emotiva che avrebbe avuto se fosse stata riportata immediatamente, come sarebbe stato giusto. Senza creare allarmismi, senza focalizzarsi su una disamina più ampia e collocare quell’episodio in uno scenario più ampio.
Un episodio che conferma una triste realtà: la stampa locale non è presente sul territorio come dovrebbe. È un’assenza che non riguarda solo i singoli giornalisti, ma un intero sistema che ha abdicato al suo ruolo di “sentinella”. Per anni, decine di giornalisti si sono adagiati su una routine che ha ridotto la professione a una copia stanca e inutile di sé stessa. La verità non è più raccontata, non più approfondita, non più ricercata sul campo.
Ma il problema non riguarda solo l’assenza dei giornalisti. La vera questione è che nessuno è capace di garantire un’informazione adeguata, puntuale ed esaustiva su ciò che accade in un quartiere che non ha mai smesso di essere un fronte di guerra. Questo non è solo un fallimento professionale; è una diserzione nei confronti di chi vive quotidianamente la realtà di Ponticelli, una realtà che meriterebbe un’informazione attenta, precisa e costante. Eppure, non è così.
Ciò che troviamo sui giornali oggi non è altro che la narrazione che le istituzioni vogliono far passare. La procura, le forze dell’ordine, i loro uffici stampa, hanno il privilegio di decidere cosa far arrivare alla stampa. E le notizie che riguardano la realtà di Ponticelli, quelle che raccontano una verità scomoda e dolorosa, sono messe in secondo piano, dimenticate o semplicemente ignorate.
La notizia che oggi viene riportata dai giornali non è più una novità, non è più una denuncia: è solo una concessione, una verità che viene rivelata solo quando non ha più alcuna forza. La vera bomba, quella che esplode ogni giorno senza far rumore, è il silenzio di una stampa che non fa il suo mestiere, che non racconta la verità come dovrebbe, e che ormai è complice di un sistema che preferisce coprire le macerie invece di affrontarle.